Si fanno sempre più tesi i rapporti tra Gran Bretagna e Unione Europea, a causa dell’ennesimo fallimento in capo a Teresa May. Se la situazione sembrava difficile il mese scorso, quando l’accordo proposto dal Primo Ministro inglese era stato rigettato dal parlamento, attualmente il rischio di un’uscita “no deal” sembra essere alle porte. Il parlamento ha infatti votato a sfavore dell’accordo negoziato dal Governo della May per la brexit con 391 voti contrari e 242 favorevoli. Se da un lato la May si dichiara dispiaciuta, affermando al termine della votazione “mi dispiace vedere questo risultato, non è l’esito migliore per il nostro Paese”, i negoziatori dell’Unione Europea sono ormai convinti dell’inutilità di un ennesimo tentativo nel caso si decidesse di protrarre i negoziati dopo il 29 marzo. Il responsabile dei negoziati, Michel Barnier, ha inoltre invitato la Gran Bretagna ad assumersi le proprie responsabilità e trovare una soluzione al rischio del “no deal”, soluzione che per lui può ormai arrivare solo dall’interno. È chiaro che l’unico modo per ottenere l’uscita del Paese dell’Unione è quella di approvare un accordo, specialmente a causa dei numerosi problemi che insorgerebbero al confine in Irlanda, dove la situazione è sempre più tesa e un blocco al commercio sarebbe deleterio per l’economia. Il parlamento inglese si ritrova quindi a votare una mozione del governo che dichiara l’impossibilità di approvare un’uscita dall’Unione Europea senza un accordo e stabilisce il framework delle future relazioni. Pur essendo difficile prevedere il voto del Parlamento sulla questione, nel caso in cui l’uscita dalla comunità senza accordo fosse rigettata, vi sarà una nuova votazione al fine di estendere la data prevista dall’articolo 50, norma che regola l’uscita del Paese dall’Unione. A rendere ulteriormente complicata la situazione è la necessità che tutti gli Stati membri approvino l’estensione di tale scadenza, la Gran Bretagna deve infatti apportare una giustificazione a tale ritardo che convinca tutti. La May è comunque riuscita a ridurre le ostilità e i voti negativi sull’accordo, ma la piccola vittoria è insufficiente considerato il fallimento della scorsa votazione. In concreto il Paese è di fronte a tre scelte, posticipare la Brexit, indire un nuovo referendum o uscire senza un accordo.
Marjlja Bisceglia
Il “no deal” sempre più vicino
Posticipare la Brexit, indire un nuovo referendum o uscire senza un accordo?