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La fine di un incubo

In Champions League ci siamo entrati e l'incubo è finito

Terranova del Pollino, un club nerazzurro dal 1972

La fine di un incubo
Vuoi o non vuoi, in Champions League ci siamo entrati. E l’incubo è finito. Ci piacerebbe dire già questo, prima dell’inizio delle ostilità che vedono l’Inter impegnata con l’Empoli che ha bisogno assolutamente di vincere per sperare nella serie maggiore anche per la prossima stagione. È finita, per fortuna, anche una stagione che, senza remore, possiamo definire “disgraziata”, da squadra che ha saputo perdere con le squadre minori, dare qualche slancio in qualche partita importante, ma che, alla fine, a risultato non ancora raggiunto, meriterebbe un bel quattro in pagella, al posto del sei che si dà agli alunni tanto per non bocciarli, visto che, tutto sommato, il compito lo hanno svolto, anche se con tanti errori blu.
I tifosi, anche quelli che hanno sempre l’Inter nel cuore, nonostante tutto, l’avrebbero schiaffeggiata ogni domenica o quasi.
Noi non siamo i giudici infallibili, ma siamo tra coloro che hanno vissuto questo dannato girone dantesco al primo anello blu, accanto al nostro amato striscione, che ci accompagna dal 1972. Quante speranze, quante delusioni dietro quel pezzo di stoffa lungo, intriso di pioggia o caldo del sole di Milano. Abbiamo sofferto, come si ripete da anni le pene dell’inferno, in senso lato, e gioito non tanto.
Questa ultima pagina non la dedichiamo ad un solo Inter Club, ma diamo voce a quanti più possibili interessati.
Comincio con due “giovani” signore, abbonate da una vita, Teresa e Adele: “Non ci saremmo mai aspettato una stagione così brutta, una stagione che non ha visto brillare nessuna stella. Il signor Spalletti non ha sempre capito le partite e dobbiamo prenderne atto, se è fatto così”.
Il grande tifoso, il presidente dell’Inter Club Bettino Calcaterra, considerato uno degli opinionisti più sagaci e presidente dell’Inter Club Castlellanza, in arte Ganassa, pur con l’Inter sempre nel cuore, non le manda a dire, stavolta, ma esprime nel suo netto giudizio tutto il rammarico, tutta la rabbia per una squadra che non ha avuto mai un gioco, o meglio, lo ha avuto, ma alla Spalletti. Il suo giudizio sui calciatori è poi lapidario nella negatività degli impegni domenicali e ne ha ravvisato tante nel loro impegno, mai costante, mai lineare. Su Icardi non si sbilancia, ma divide le colpe al cinquanta per cento con l’allenatore che non è stato capace di mediare. Per fortuna che è finita questa telenovela, ballerine comprese, e tutto si rimanda all’anno prossimo con Marotta in cabina di regia”.
Dagli sbandieratori dei Templari, piovono critiche a tutto spiano, contro chi non ha saputo ripagare il loro tifo, unico a livello altissimo, con mille bandiere a garrire al vento della passione. Vogliono l’Inter tra i quattro della Champions, punto e basta, come sottolinea il granitico e mai domo presidente Pietro Gallenzi, con i suoi commilitoni.
L’ambiente nerazzurro non sa cosa fare. Aspetta domenica con trepidazione. Saremo in centomila, o quasi a spingere le ombre cinesi che si aggirano impaurite sul bel verde di San Siro che, da solo, sembra piangere per quante pedate ha preso senza risultato stellare.
Dai Club della fascia della Lombardia, hanno un solo ritornello da cantare , che si va ad unire ai Club del Veneto, del centro , del meridione, insomma a tutta l’Italia nerazzurra che si espressa sempre con grande determinazione, ma che , adesso, fa sentire il suo aperto dissenso dopo la batosta di Napoli , che ha fatto piangere e vergognare tutti cuori nerazzurri. L’umiliazione subita non può passare inosservata e come non deve essere assolutamente tenuto in poco conto il dissenso della tifoseria, espresso in mille maniere.
Non citiamo i nomi dei Club perchè avremmo bisogno di pagine , visto che sono 906 , con 136 mila iscritti, ma interpretiamo il loro pensiero: ” Per domenica ci saremo tutti, con lo spirito e con il corpo, ma prima, cari giocatori, beccatevi una sonora bordata di fischi, cospargetevi il capo di cenere e, dopo aver chiesto scusa a San Siro, come dice anche Sandro Altobelli, andate in campo a vincere, non tanto per voi, quanto per quella squadra nata in una notte stellata del 1908 all’Orologio di Milano, perché quelle lancette che hanno segnato momenti di gloria, da allora, vogliono farlo ancora e vi gridano, fino all’ossesso: Vogliamo la Champions e FORZA INTER .
Noi di Stadio5, ci auguriamo di non scrivere più pagine del genere, ma di rimandare le analisi ad altri settori, in cui gli esperti e i santoni, sembra che ce ne siano tanti, in egual misura degli strilloni di vecchio stampo.
di Giovanni Labanca