“Povero Antonio”. Leggiti questa: “E’ il più juventino degli allenatori. Potrà mai amare l’Inter, fino a portarla alla vittoria?”
E’ la sintesi di mille frasi che agitano l’aria di Milano nerazzurra, con tifosi gli uni contro gli altri armati. Non di mazze, per fortuna, ma di parole lanciate il libertà, senza pensarci su due volte, senza criterio alcuno.
Venuto dalla splendida Lecce, la regina del barocco, ha attraversato il mare del pallone, dalla squadra salentina a quello magnum della Juventus, la Madama del calcio, alla quale ha dato anima e corpo, sia da giocatore che, ancor di più, da allenatore, permettendo al sarto di cucire ben cinque scudetti sulle strisce bianconere della Zebra. E vi sembra poco amici lettori?
Una qualsiasi persona, in cerca di lavoro, ma già con una lunga fila di successi e quindi, con il massimo della professionalità, dovrebbe essere accolta, non dico con i fuochi di artifici notturni, ma almeno con manifestazioni di giubilo e la fierezza di avere a disposizione il meglio del meglio, quello invidiato dagli avversari e che può garantire più vittorie di quelle dell’anno precedente, sempre che abbia una ottima quadra a disposizione. Siede sulla comoda poltroncina di San Siro, oggi non ci sono più le care panchine di legno, uno dei migliori allenatori del mondo, il più pagato, che ama sentire attorno a sé il fiato del pubblico, a cui vuole regalare nuove emozioni, far sentire stimoli assopiti nel tempo. L’Inter, insomma, e con essa i suoi tifosi, deve sentirsi fiera di questo gran colpo di mercato.
Antonio Conte, maturo cinquantenne, con una bella moglie, Elisabetta Muscarelli che non farà anche da procuratrice e che non verrà mai allo stadio in decolté da brividi, è un tesoro di professionalità ed esperienza, che la famiglia Zhang ha messo a disposizione, sborsando una bella cifra, della squadra, da portare al più presto, massimo in un paio di anni, tra le alte sfere, quelle che contano, per rinfocolare l’orgoglio del blasone sforzesco, per troppo tempo all’ombra della Mole e del Vesuvio.
Conte uguale riscatto, potrebbe essere un azzeccato slogan per la stagione prossima ed è quello che sperano i “dannati” Bauscia delle sopraelevate curve di San Siro. E fin qui, mi pare, ci sia l’accordo di tutti, se non fosse che la scarsa intelligenza colpisca, per un verso, parte della tifoseria nerazzurra, ma per assurdo, anche quella juventina, che, ormai con il buon Antonio, non ha nulla da spartire. E’ incredibile, per non dire roba da stupidi veri. Sentite.
Su Facebook, questo maledetto congegno ingannatore, è stracolmo di messaggi di tifosi interisti, che si dicono scontenti di Conte solo perché “troppo tifoso della Juve e, come tale, è un nemico, come lo fu Lippi un tempo. Insomma, corre sotto traccia, ma non troppo, una sottile guerra psicologica contro il nuovo pluridecorato leccese che, a sua volta, non vede l’ora di mostrare le sue qualità al suo nuovo popolo di San Siro. La diatriba è preoccupante, se ancora oggi c’è gente che la pensa in questo modo, che di senso ne ha poco, ma che viene anteposto alla stessa vita della squadra. Conte è già “sub judice”, fine al primo sbaglio.
A tirare la volata a queste imbecillità è la curva nord, quella che si autoproclama storica e che si arroga il diritto di sentenziare, senza averne il potere, che Conte, sempre super tifoso della Juve, sarà lasciato in pace fino al primo sbaglio che è facile commettere in un ambiente nuovo, come accadde a tutti gli allenatori che si sono avvicendati sulla panca nerazzurra. E poi, mi chiedo, cari curvaioli, cosa farete? State già preparando gli striscioni contro Marotta, altro juventino, contro Conte, contro la Società (mi raccomando, scrivetelo in cinese)? Non avete ancora capito che il posto che vi compete è quello segnato sul biglietto di ingresso e basta? Ci vorrebbero centinaia di museruole, ma, interpellati per un prestito, i cani si sono giustamente offesi. Le prediche e gli insulti che piovono dal secondo anello non sono degni di tifosi, ma di imbecilli che portano danno morale ed economico alla squadra e alla società. Quando lo capirete, cornacchie appollaiate in alto? Si spera che qualcuno dei capi in carica, ai cui comandi si adeguano facilmente cervelli gregari, capisca l’importanza di stare a fianco della squadra, senza se e senza ma. Se proprio non sarà di gradimento il pasto imbandito, le uscite sono sempre aperte. Sappiate, comunque, che gli altri tifosi, al massimo si incazzano per una brutta partita, ma poi, una volta sfogata la rabbia, tornano a casa.
La Società, è bene che si sappia, non tollererà più certe prese di posizioni e sarà pronta ad adire le vie legali, senza paura dei ricatti, che erano luna prassi consolidata nel passato.
Sull’altra sponda, quella del Po, gli incalliti juventini, non si sa per quale ragione, vogliono far togliere la stella con il nome di Conte, che la Società mette nel Famedio della Storia bianconera. Roba da matti, solo roba da matti.
Ho scritto, ma l’ho fatto quasi in apnea, per non disturbarmi la mente e lo stomaco.
In questo bel clima, Antonio Conte da Lecce, si appresta ad avanzare le sue studiate richieste, che i Zhang dovranno soddisfare, se vogliono una squadra competitiva, perché i matrimoni, come dicono a Terranova di Pollino e altrove, non si fanno con i fichi secchi. Non ci sono più ostacoli economici, se il fatturato dell’annata finita ha portato in cassa già 284,8 mln di euro, da sponsor e tv, in grande e progressiva crescita, tanto da avvicinarsi a quello della Juve stessa.
Che vogliamo farcene di questa barca di soldi? La risposta è quella più logica: comperare i migliori calciatori sul mercato. Lo chiede la logica e lo pretendono, giustamente, i passionari affezionati alla Beneamata, sparsi nel mondo intero, Cina compresa, se il Biscione vuol tornare a risplendere più fulgido di prima.
Giovanni Labanca
Conte, il nuovo
Antonio tra mille fuochi di vecchi e nuovi tifosi