Il fior fiore del ciclismo mondiale ha preso parte alla edizione 102 del Giro d’Italia, segno che il fascino della corsa Rosa è sempre in aumento, anche perché offre laute soddisfazioni economiche, in più di una specialità: Maglia Rosa, il segno del potere finito sulle poderose spalle dell’ecuadoregno Richard Carapaz, della Movistar; la Maglia Azzurra del Gran Premio della Montagna, conquistata dal nostro Giulio Ciccone, della Bahrain-Merida; Maglia Bianca, per il miglior giovane, ad appannaggio del promettente colombiano Miguel Angel Lopez, dell’Astana; Maglia Ciclamino, Classifica a punti, vinta dal tedesco Pascal Ackermam, della Bora-Hansgrohe, oltre ad una miriade di traguardi volanti. Un bottino davvero ricco, che non poteva non richiamare i giganti del pedale, a cominciare dal nostro Vincenzo Nibali, in cerca di rivincita e di conferma sulla sua condizione fisica, Primoz Roglic, Mike Landa, Yates Simon, Mallema Bauke. Non meno nutrita la truppa italiana, con Davide Formulo, giunto 15, Giulio Ciccone, 16 e vincitore del Gran Premio della Montagna.
E’ stato, senza dubbio, un bel giro, per l’impegno dei protagonisti, che non si sono risparmiati, specialmente nei tapponi dolomitici. Questi hanno attraversato fantastici paesaggi, tra i più incantevoli del mondo, che la RAI, con la sua perfetta organizzazione, ha portato nelle case di tutto il mondo. Ogni tappa una emozione, dove niente era dato per scontato, nemmeno la brutta caduta di Lopez, per colpa del cretino di turno, che ha ben meritato uno schiaffone, ma che ha messo fuori gara uno dei favoriti di quel tappone.
A Verona, atteso da Giuletta e Romeo al loro balcone, ha vinto la cronometro finale Chad Haga della San Web, quarto statunitense a vincere una tappa, che ha segnato il sorpasso di Roglic su Landa, sul terzo gradino del podio finale.
La gente, o meglio, la folla ha gradito molto e ne ha dato prova meravigliosa giorno dopo giorno, a dimostrazione che la Rosa è sempre un bellissimo fiore da cogliere.
Scesi dalle bici, Carapaz non stava nella pelle per la gioia. “Ho coronato il sogno più bello della mia carriera, con un modo di correre che è cambiato, da un anno all’altro, per via delle località dove mi alleno. Dedico la vittoria a tutti, sottolineando anche la correttezza dei colleghi con i quali ho sempre collaborato, quando c’era da farlo”.
Raggiante è, logicamente, il siciliano Vincenzino Nibali, che non nasconde la soddisfazione per il secondo posto.
“Se avessi usato di più, avrei potuto vincere. Ho lasciato troppo spazio a Carapaz e lui ne ha approfittato. Contentissimo sono anche della squadra, a cominciare da mio fratello Antonio, debuttante, da Consolo e soprattutto da Domenico Pozzovivo, che è un uomo-campione vero. Non si è mai tirato indietro e lo trovavi sempre al posto giusto, al momento giusto. La Bahrain-Merida ha ben figurato e dobbiamo esserne fieri della perfetta organizzazione generale”.
Eccolo qui, sudato ma non troppo, Domenico Pozzovivo, il campione lucano che è sulla bocca di tutti e che la severa critica internazionale ha, finalmente, sdoganato elevandolo a protagonista autentico del ciclismo mondiale.
“Sono contento per Vincenzo, con il quale abbiamo sempre agito in sintonia. Quando finiva la mia benzina, lui partiva da solo a dimostrare, soprattutto in discesa, che è un autentico campione. Ne ha tanto da spendere ancora di forza , per altri traguardi. La Bahrain-Merida è una formazione fantastica e possiamo farci valere nel prossimo futuro”.
Fa salti di gioia Roglic che, inaspettatamente, è salito sul terzo gradino podio, ai danni di Mikel Landa “Non ci speravo più, ma nella cronometro ho avuto una bella gamba e Verona mi ha portato bene. Mi dispiace per l’amico Landa, ma lo sport è questo”.
In una sintesi obbligatoria, possiamo dire della soddisfazione generale dei protagonisti e della promessa che, l’anno venturo, ritenteranno la fortuna.
L’Italia sportiva applaude le squadre che si sono date battaglie ogni giorno ed aspetta i campioni sulle vie più belle d’Italia, sognando la Rosa ed il Trofeo senza fine.
Giovanni Labanca
Vince Richard Carapaz, Nibali secondo
Un Giro per troppi Campioni