Il 2020 non poteva cominciare nel migliore dei modi per il Ciclismo con la bella notizia, tanto attesa, del ritorno alle competizioni di Domenico Pozzovivo, l’indomito guerriero lucano. Un pauroso incidente con una macchina, nei pressi di Sibari, mentre si preparava per la Vuelta, gli aveva procurato fratture multiple alla gamba, alle braccia e alla clavicola, dopo una analoga bruttissima esperienza nel 2014. Ora, dopo una lunga riabilitazione, seguita alle delicate operazioni, il “veterano” di Montalbano Jonico, ha annunciato la sua guarigione ed il ritorno alle corse.
Lo abbiamo raggiunto a Matera, in visita al fratello, dove ha trascorso la fine dell’anno e brindato a quello nuovo.
Domenico, a proposito di brindisi, quante bottiglie hai stappato per la tua recuperata e, in un certo senso, miracolosa guarigione, su cui pochi hanno scommesso?
Una, per la verità, ma tante in senso metaforico, con la mia famiglia che, in questi brutti mesi trascorsi in vari ospedali, mi ha seguito come un neonato, aiutandomi tanto anche psicologicamente. Per questo, lasciami inviare, tramite Stasio5, ringraziamenti particolari a tutto il personale medico – ortopedico, che da Cosenza, a Torino e Lugano, mi ha letteralmente rinsaldato le tante ossa rotte, con assistenza che non dimenticherò mai, se sono ancora in grado di pedalare. Non sono, logicamente, al top, ma sto recuperando le forze perdute.
Assodato il rientro, per cui siamo contenti anche noi, hai novità in campo professionale, come sono i rapporti con la Bahrain?
La novità è che ho cambiato squadra e ho firmato un biennale, con la NTT Pro Cycling, squadra molto forte in ambito internazionale, prima africana con licenza World Tour, che ci consentirà di partecipare al circuito mondiale e di essere presenti a livello mediatico. Devo essere grato, soprattutto, a mister Douglas Ryder, il Principal Team che ha creduto in me, nonostante i miei trentasette anni, ed il grave infortunio. La NTT ha basi in Sud Africa, Italia e Paesi Bassi, dove intende diffondere il nostro sport, promuovere azioni sociali ad ampio livello e sensibilizzare la Qhubeka a rafforzare il suo impegno in vari programmi. I rapporti con la Bharain si sono risolti con la massima lealtà e trasparenza.
Quale sarà il tuo ruolo e quali saranno le gare che hai in programma di correre?
Io sarò il porta bandiera, il capitano, insomma, nelle gare inserite nel World Tour, il nostro campionato mondiale. Mi sento una grande responsabilità addosso e non deluderò la dirigenza. Alla mia età, è una occasione unica, se non ultima per rimanere ad alti livelli. Mi dispiace non avere più al mio fianco Vincenzo Nibali, al quale faccio i migliori auguri.
Quando comincia il ritiro e dove andrete a svernare?
Partiremo dopo metà mese per Valencia, dove il clima mite favorisce una migliore preparazione. Per il momento, puntiamo sulla Tirreno-Adriatico e sul Giro d’Italia, che rimane, per me, la corsa a tappe più bella. Vedremo, via via, quali saranno le mie condizioni e decideremo di conseguenza, anche perché non posso abusare delle mie forze, devo farne un uso intelligente.
Domenico, chiarito esaurientemente l’aspetto tecnico, passiamo a quello personale. Oltre al ciclismo, hai dedicato tempo prezioso anche allo studio e alla musica, con quali risultati?
Hai proprio ragione a parlare di tempo prezioso. Ho conseguito una prima laurea in Economia Aziendale e sto per fare il bis in Scienze Motorie. Bisogna pur pensare al dopo. Mi interesso anche di musica e me la cavo discretamente con il pianoforte, con particolare preferenza per Chopin, di cui eseguo volentieri i Notturni. Mi aiuta molto a rilassarmi e mi dà la tranquillità per affrontare le dure salite. Aiuta molto anche la quiete familiare, incoraggiato da mia moglie Valentina.
Porti rancore per il tuo investitore?
Che dirti, avrei tutti i motivi per farlo, ma si tratta un bravo ragazzo che mi ha chiesto mille volte scusa, tutto è a posto. L’importante è che io sia ancora vivo e torni a correre con grande gioia e rinnovato vigore, per me, la mia famiglia e, perché nasconderlo, anche per la Lucania, la mia Terra, alla quale mi lega un grande affetto. Abito in Svizzera, ma con il pensiero rivolto alle belle spiagge e ai monti del Pollino, con particolare piacere al paese di origine di mia moglie, Terranova di Pollino.
Chiudiamo questa intervista esclusiva, con una frase, che incarna la filosofia delle Qhubeka: “La bicicletta è lo strumento che aiuta le persone a viaggiare più velocemente e oltre a trasportare di più. Di fronte alla povertà estrema e persistente, le biciclette possono cambiare la vita, aiutando ad affrontare le sfide socioeconomiche al livello più elementare e a raggiungere le mete prefissate.”
di Giovanni Labanca
Pozzovivo, più forte del destino verso nuove vittorie
Nuovo contratto biennale con la NTT Pro Cycling