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Coronavirus: tanta, troppa paura

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Coronavirus: tanta, troppa paura

di Giovanni Labanca

Quando c’è da avere paura, non si scherza. È il caso di questo virus cinese che sta mettendo in ginocchio non solo la Cina ma tutta l’economia mondiale. Lo fa di riflesso, come di riflesso giorno dopo giorno, aumenta l’apprensione. I cinesi, che sono tanti, troppi, non sanno a che santo rivolgersi e stanno subendo le conseguenze peggiori sia i termini di vittime che di ammalati. Questi vanno via via aumentando e la paura fa novanta, veramente. C’è poco da scherzare.

Coronavirus
                     Coronavirus

Non è stato ancora individuato da dove sia sbucato questo maledetto, che potrebbe essere scaturito da qualunque alimento, da qualunque animale, dai tanti ammassi di ogni genere che sovente la terra cinese ospita.

Non è compito nostro esaminare le varie fasi, come non sapremmo dirvi nessun altro elemento oltre a quelli che la stampa, ora dopo ora, prontamente ci fornisce. Il fatto positivo è che tutte le nazioni del mondo si stanno adoperando per arginare nel migliore modo possibile quella che potrebbe sfociare in una vera e propria epidemia che porterebbe a chi sa quali conseguenze. Ognuno ragiona a modo suo, anche se la Cina si è decisa a chiedere aiuto a tutto il resto del mondo per venire a capo di una situazione mai vista prima. Le autorità, per la verità, hanno dato l’impressione come se stessero aspettando qualcosa, come se non fosse una novità. Non vogliamo essere maligni, ma qualche mala lingua, poverina, azzarda pure la sciagurata ipotesi di una manovra per chissà quali fini o quali scopi. Non diciamo sciocchezze perché il tempo di certe cose è passato. Piuttosto, bisogna elogiare tutti gli istituti di ricerca sparsi dappertutto che stanno unendo le forze, per venirne a capo. Per questo, quando si dice il caso, una ricercatrice italiana, Francesca Colavita dello Spallanzani di Roma, che insieme ad altre colleghe, hanno visto coronata la loro ricerca, con la scoperta di un vaccino che, ce lo auguriamo tutti, possa subito essere in grado di sconfiggere questo maledetto Coronavirus.

La nostra ricercatrice fa parte di un team diretto da Concetta Castillitti che da tempo, pur essendo in uno stadio di precariato, non guardando al loro stato sociale, ma hanno come scopo la ricerca e basta, quella che potrebbe cogliere l’occasione da questo eccezionale avvenimento di incrementare e potenziare quanto già di buono fa l’Istituto Spallanzani di Roma, che non è nuovo a queste cose e che lo pone tra i migliori d’Europa, unitamente agli altri che vi sono in Italia. Ma che hanno bisogno di continuo  sostegno, materiale, oltre che morale. Si aspettavano che fossero i cinesi a dare la buona notizia, ma stavolta abbiamo anticipato finanche i soliti americani che, addirittura si sono dimostrati quasi riluttanti a dare una mano alla sterminata Cina, per certi affari, come al solito, economici. Non si dovrebbe arrivare a tanto, in una di quelle situazioni tanto delicate.

I morti sembrano diminuire e qualcuno guarisce pure: può essere preso come un buon segnale perché certamente lo è, come lo sono tutte le notizie che parlano di un ottima organizzazione nell’accoglienza e nel trattamento di chi proviene dalla Cina. Così si deve fare e una volta tanto, un maledetto virus dovrà trovare fronte comune da parte della civiltà della Scienza, della ragionevolezza. Le notizie che provengono da più parti, parlano di altri ammalati, ma si parla anche di qualche guarigione. Noi nel nostro piccolo seguiremo la vicenda con apprensione e meticolosità, ma trattandosi di un settimanale, non possiamo fare di più, anche se lo volessimo.

Auguriamoci, per questo nostro pianeta, che questo sia l’ultimo caso e che città deserte, ospedali che vengono costruiti in dieci giorni, aeroporti chiusi tra continenti. Sono le disposizioni e vanno rispettate, alla lettera. L’Italia segue con estrema cura la faccenda e ha fatto rientrare i nostri connazionali, per sicurezza. Speriamo bene, sempre in meglio, accompagnando tutto con una preghiera, che non guasta mai.