Il calcio è sempre il calcio
Al di là del potere politico e sportivo
Giovanni Labanca
Ci eravamo quasi inimicato con il calcio per le ben note vicende che hanno attraversato l’etere, scosse le torri del potere, politico e sportivo, quando nel pomeriggio primaverile di questo tempo bizzarro, le partite superstiti dalla bufera degli incapaci, ridanno voce al pallone, quello giocato al Via del Mare, con Lecce-Atalanta e in terra sarda Cagliari-Roma. Spettacolo puro, signori miei, di quello che manco a pensarlo sarebbe potuto accadere, spettacolo con ben 16 gol. Non scherziamo amici: li ricontiamo ancora per non sbagliarci, Lecce-Atalanta 2-7 e Cagliari-Roma 3-4 Quando mai è successa una cosa del genere in una domenica dimezzata e, se ci aggiungiamo pure Napoli-Torino 2-1 e Lazio-Bologna 2-0, facciamo davvero un quadro che andrebbe bene alla Pinacoteca di Brera, quanto è venuto bene.
Ne abbiamo visti di tutti i colori, appunto. Cominciamo dalla partitissima giocata al sole del Salento. La Dea di Gasperini si è tolta la fastidiosa benda e, con la vista più allargata e l’orizzonte più libero, ha dato fondo a tutte le sue linee di fuoco, segnando ben sette, dico sette, reti al malcapitato Lecce che, coraggioso assai, aveva raggiunto i bergamaschi per ben due volte sul pareggio, fino a quando il trombettiere non ha suonato la spietata carica della cavalleria guidata da Zapata, per l’assalto finale a Fort Alamo. Divertimento puro tifosi, padroni di casa in prima fila, ad applaudire i protagonisti di un pomeriggio che bisogna collocare in un libro a parte, tanto è stato intenso, da far dire a tutti “io c’ero”. Gasperini è già volato a Valencia a misurare il campo, caso mai spostassero di qualche centimetro il perimetro, per essere certo che le geometrie dei suoi Euclide e Pitagora non troveranno sorprese.
Sorge spontanea una domanda: ma cosa mangiano in quelle valli della polenta? Forse peperoncino di Senese, il migliore in assoluto nel dare al corpo le vibrazioni giuste, per poter correre, con la testa, dal primo all’ultimo minuto. Qui urge rintracciare i preparatori atletici per citarli con onore e consegnare anche loro alla storia della bergamasca. Eccoli: Domenico Borelli, Luca Trucchi, Andrea Riboli e Gabriele Boccolini. Teniamoli bene in mente, quando vediamo volare i giovanotti nerazzurri in folate da brividi che tagliano a pezzi, senza spargere sangue, qualsiasi difesa incontrino sul loro cammino. Quello che impressiona degli orobici è la facilità dei passaggi, non più di tre, secondo comandamento del mister, per arrivare a sfondare le reti che, da ben informati amici leccesi, ho appreso siano state rafforzate, non solo per il vento. Bravi a tutti, 10+.
“S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”. Ci scommetto che tanti di voi, cari lettori, si ricordino a memoria “Il Conte di Carmagnola” di Don Lisander Manzoni. E chi se li scorda i toni grevi di un’aspra battaglia che a scuola abbiamo imparato a memoria, tanto è bella. Questo per dire che, uditi i colpi sparati nel basso Salento, le pattuglie di Cagliari e Roma si sono caricate a tal punto da darsi battaglia, tanto per non sfigurare nei confronti degli emuli del continente. Segni tu, che segno anch’io, fino a farne ben sette, quasi ad eguagliare i colleghi del pomeriggio. Non potevano fare di meno e non lo hanno fatto. Grande Roma, ma altrettanto grande e generoso Cagliari, cui poco è mancato che acciuffasse il clamoroso pareggio che avrebbe fatto contenti i quattro mori della gloriosa bandiera.
Roba da matti, se aggiungiamo i cinque gol di ieri, è come se Lecce, Atalanta, Lazio, Bologna, Napoli e Torino avessero giocato anche per conto delle altre squadre messe in quarantena.
I complimenti li facciamo anche alla Lazio, cui andrebbe assegnato lo scudetto a tavolino, e complimenti anche al Ringhio del Vesuvio, che sta facendo tornare finanche lo stesso Vesuvio a sbuffare, se il suo Napoli coglie un’altra bella vittoria.
Ah, che bella giornata, veramente bella, antivirus per eccellenza alle polemiche dei soliti noti sprovveduti signori del pallone. Posso dire che abbiamo goduto, in senso calcistico. Dite quello che volete, ma al sottoscritto è successo.