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Juventus-Inter

È pur sempre il Derby d'Italia

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È pur sempre il Derby d’Italia

Giovanni Labanca

Portiamo rispetto alle due squadre, che chiuderanno la domenica calcistica. Lo meritano perché, dalla loro fondazione, si sono sfidate senza lesinare colpi proibiti, nel senso calcistico, come quelli che si scambiavano Morini e Boninsegna, nel massimo rispetto reciproco. Quanti duelli tra i due abbiamo  visto a San Siro, con il naso appiccicato alla inferriata, che divideva il campo dal parterre, a pochi metri di distanza, con la pioggia e con il sole. Una stretta di mano finale ed un abbraccio sigillavano una sportività che era tanto di moda a quei tempi. Bei ricordi, come quello del debutto di Sandrino Mazzola del famoso 9-1 , inflitto senza riguardo alcuno, da Sivori soprattutto, che non ha trovato di meglio di ridicolizzare undici ragazzini della Primavera, allenata da De Martino, con sei gol, squadra che il Mago e Moratti mandarono al sicuro martirio, per la ripetizione di una partita, imposta dalla CAF, che, invece, doveva essere assegnata di diritto all’Inter per 2-0, dopo la famosa invasione di campo dello straripante pubblico Era il campionato 60\61. Invece no e così a Mazzola, tremolante come un fuscello, toccò l’onere di battere il rigore per il gol della bandiera. Se lo ricorda benissimo, quel 10 giugno del 1961.

Godin ferma Ronaldo
Godin ferma Ronaldo

“Ero a scuola, perché stavo per diplomarmi in ragioneria, quando  il preside mi fece uscire prima, perché una macchina dell’Inter, con tanto di autista, mi attendeva nel cortile, per portarmi di corsa ad Appiano Gentile, perché si doveva andare a Torino. Non ci credo ancora, mio caro amico. Era la squadra dei ragazzi che doveva  difendere l’onore dell’Inter. Increduli, ma contenti, ci imbarcammo sul pullman e via verso il Comunale di Torino. Durante il tragitto, Herrera ci catechizzò a modo suo, ci espose la tattica. Avere di fronte Boniperti, Charles e Sivori non era una bella prospettiva. Abbiamo resistito per quello che abbiamo potuto, ma Sivori, con il dribbling nel sangue, sembrava un forsennato. Indimenticabile per tutti noi, come non posso dimenticare che fu anche l’ultima partita del grande Boniperti, che ebbe la gentilezza di complimentarsi con noi, prima di consegnare la sua maglia numero 4 al massaggiatore Crova, perché a lui non sarebbe più servita. Un gran signore”.

Questa partita segnò l’inizio degli screzi tra Inter e Juve, sempre ai ferri corti, anche se ultimamente Agnelli ha invitato a pranzo il presidente dell’Inter, Steven Zhang, con un ramoscello d’ulivo, anticipando di parecchio la domenica delle Palme. Se son rose, fioriranno. Lo speriamo tutti.

Questo derby è decisivo per tutte e due le squadre. La Juve mira dritto alla vittoria per liberarsi definitivamente della rivale nerazzurra che, allo stesso tempo, non può permettersi il lusso di perdere, per non inficiare l’intera stagione. Suonerebbe come una brutta resa.

“E’ troppo importante per Conte non perdere a Torino, ci dice ancora Mazzola, ormai entrato nel clima dello scontro. Ho fiducia nella squadra, anche perché possiamo colpire i bianconeri con Lukaku e Lautaro Martinez. Basta avere coraggio, per giocare alla pari, visto che manca anche il pubblico juventino, perché si gioca a porte chiuse. Io sono fiducioso che venderemo cara la pelle. Permettimi di lanciare tramite Stadio5 un invito a tutti i calciatori, affinché si riducano lo stipendio di almeno il 5%, per venire incontro alle società che, come tante attività, stanno subendo danni pesanti e a costituire un fondo comune da destinare alla ricerca contro il coronavirus. Nei momenti come questi si deve dimostrare la solidarietà concreta e non solo con belle parole”.

Juve-Inter
Juve-Inter

E sì, è proprio la pelle che bisogna salvaguardare, in questa delicata partita, che risulta essere la numero 174, così suddivise: 83 vittorie Juve, 46 Inter e 44 pareggi. La Juve, ovviamente, parte favorita, ma al suo interno circola un diavoletto malefico, che potrebbe condizionarne l’andamento. Sarri e lo spogliatoio danno cenni di cedimento psicologico, con Ronaldo che non si sente più l’uomo guida, anche se potrà sempre essere l’uomo partita, con una delle sue invenzioni. Che campione sarebbe, se no.

Conte ha ancora qualche dubbio sull’impiego di Christian Eriksen. Secondo noi, sbaglierebbe a tenerlo in panchina ed è per questa ipotesi che il popolo interista rumoreggia. Avrà tra i pali il capitano Handanovic, che riporta più sicurezza del suo vice all’intera difesa, chiamata al non facile compito di bloccare i soliti noti Dybala, Higuain, Cuadrado. Staremo a vedere.

Sarà, comunque, sempre una bella partita che, orfani del seggiolino in tribuna, ci prepariamo a vivere con la passione e le trepidazioni di sempre, comodamente in poltrona casalinga, perché è in gioco una buona fetta dei triangolino tricolore, quello scudetto magico che fa impazzire i tifosi e gli ammiratori del bel calcio.