Il Derby d’Italia va alla Juve
I bianconeri passano con merito
Giovanni Labanca
La Signora vince lo scontro diretto, si aggiudica tre punti d’oro e si riprende la vetta della classifica, tallonata dalla Lazio a una sola lunghezza di distacco. L’Inter scivola, si fa per dire, a -9 e ha poche speranze di insidiarla, sebbene ci siano tante partite da giocare (mentre scriviamo non sappiamo come proseguirà il campionato).
L’Inter, nel vuoto dello Stadium, ha sentito chiare e forti molte note che sanno di “De profundis”, di resa alla corsa per lo scudetto, che pure faceva parte dei piani di Marotta e Zhang, anche se, molto opportunamente, si parlava di disputare un bel campionato, per assicurarsi un posto nella Champions, che la squadra nerazzurra ha gettato alle ortiche alle prime battute.
Quella caduta sotto il maglio bianconero non ci è sembrata squadra da alta competizione, nonostante gli aggiustamenti dal mercato di gennaio. Ha vinto solo con la Lazio, tra le grandi, ma non ha mai saputo tirare fuori gli artigli contro la solita Juve, con la quale bisogna sempre fare i conti per il verdetto finale, nonostante Sarri si ostini, da vero capoccione, a tener fuori un mago di nome Paulo Dybala per troppo tempo, quando il fantasista potrebbe dare, secondo noi, un assetto più offensivo a tutta la manovra della squadra e offrire anche più opportunità allo stesso Ronaldo, che fatica parecchio a mettere a frutto la sua classe. Saranno affari suoi, se poi, alla fine, vince, senza convincere, anche se i tifosi gradiscono poco certe reticenze dell’ex mister azzurro.
Conte ripete sempre gli stessi errori nei cambi, ma ad essere sul banco degli imputati è tutta la squadra che sembra vuota, senz’anima, se dopo il primo gol incassato dalla solita difesa “distratta”, non sa reagire come dovrebbe, ma piomba in una specie di “morfeite”, per consegnarsi all’avversario. Il capolavoro di Dybala è da applausi scroscianti, ma non lo si può far partire da centro campo, fino ad arrivare a segnare un gol che ha praticamente chiuso l’incontro. L’Inter, suo malgrado, deve mirare a rafforzare la sua posizione da terzo posto e pensare già al futuro, visto che il presidente cinese si è sbilanciato, promettendo folli spese per una grande squadra. I “bauscia” ci sperano, tanto non costa niente.
Buio pesto, nonostante la bella giornata, nel catino di San Siro, dove abbiamo assistito all’ennesimo suicidio del Milan, contro un Genoa mal ridotto, ma sempre con le sorprese del vecchio Goran Pandev in canna. Ibraimovic, come le prime rondini, non fa primavera e non ha cambiato più di tanto un Diavolo allo sbando, come squadra e anche come Società. Boban ha fatto la valigia e ha raggiunta la tranquillità familiare, quella che pure Paolo Maldini si appresterà a fare a giugno. “Gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, come diceva il Ginone Bartali. In Piazza Rossi non sanno letteralmente più che pesci pigliare. Pescare dal Naviglio conviene poco, perchè c’è solo qualche pesciolino che non può sfamare le ambizioni di quella che dovrebbe essere una grande società, una altrettanto grande e competitiva squadra, come il blasone comanda e i tifosi implorano. E’ crisi pesante e lunga e di maghi a disposizione per cambiare le cose in poco tempo non se ne vedono in giro.
Domenica nera per Milano, anche se il calcio non è paragonabile alla disgrazia del coronavirus, ma, nel suo intimo, la Madonnina ne soffre e rimpiange i tempi gloriosi che hanno visto la sua città primeggiare nel calcio, come nelle altre cose. Dovrà metterci mano proprio lei, ma temiamo che sia troppo impegnata ad esaudire le preghiere di chi soffre pene maggiori. Speriamo bene.
Guardiamo, ora, a quello che succederà nella riunione di domani, nell’incontro dei massimi vertici del Calcio e il governo stesso. Non è facile trovare una soluzione, ma il buon senso potrà sempre prevalere, anche se comporterà ulteriori sacrifici utili alla grande guerra che stiamo combattendo contro un malefico nemico, che sfugge a tutti i controlli messi in atto.
L’Italia ha bisogno di trovare la soluzione finale, cosa improbabile vista la cattiveria della malattia, che, con il minimo contributo di tutti, potrà essere alleviata.
Stadio5 sente il dovere di ringraziare, con tutto il cuore, tutti gli operatori sanitari e non impegnati in prima linea, con grande spirito di sacrificio, per il bene comune.