Mario Corso, il fenomeno della grande Inter
L’artista delle grandi giocate decisive
la Redazione
Il mondo del calcio piange Mario Corso scomparso nella notte tra venerdì e sabato 20 giugno. Il “Mandrake” della grande Inter di Helenio Herrera, il re del tiro “a foglia morta” ha lasciato questa vita terrena all’età di 78 anni. Su rettangolo di gioco ha fatto sempre la differenza, con la maglia nerazzurra ha vinto quattro scudetti, due Coppe dei campioni e due Coppe Intercontinentali. Il suo tiro mancino fenomenale, la sua duttilità, grande esterno e al tempo stesso si calava nei panni del trequartista, è risultato spesso determinante nella conquista dei trofei nerazzurri. L’uomo dell’Inter targata anni sessanta, e di quella meno gloriosa targata 1985-1986 come allenatore, merita il giusto tributo. Candidato per tre volte al Pallone d’oro piazzandosi però non oltre il 7° posto dell’edizione 1964. Ha indossato la maglia dell’Inter dal 1957 al 1973, una vita, totalizzando 509 presenze e 94 reti. Dell’Inter è diventato anche allenatore nella stagione ’85-’86 subentrando all’esonerato Castagner e portando la sua squadra ad un finale sesto posto. Mario Corso e la sua prerogativa, unica sul terreno di gioco, una straordinaria caratteristica tecnica: il tiro a foglia morta, con un sinistro che lo ha reso famoso, riusciva a calciare il pallone imprimendogli una traiettoria particolare che con la sua parabola inganna spesso i portieri avversari. Ciao Mariolino, ora farai la differenza anche lassù.