Più che il virus poté l’odio politico
di Giovanni Labanca
Onore e una prece innanzi tutto per le vittime, per i morti causati dalla terribile pandemia, che ancora non ha terminato i suo lavoro, purtroppo. Il mondo è sconvolto come non lo era mai stato e non ha avuto paura mai come adesso. E’ terribile quello che è successo e non siamo usciti a riveder le stelle, ma solo lumicino di chiarore in fondo al tunnel della disperazione, dello sconforto. Noi stessi, alle prime avvisaglie della contaminazione del famigerato virus corona, avevamo catechizzato, con altri, l’eccessivo allarmismo che si era prontamente diffuso nella nostra penisola, se dalla Cina siamo messi in guardia, ma non con le dovute e necessarie cautele, prendendo misure non sicuramente giuste a tal punto per difenderci dal male in arrivo. Il tempo lo abbiamo perso nelle solite discussione e nelle diatribe che, inevitabilmente, ne sono derivate. Sta di fatto che da semplice influenza siamo arrivati a dover fronteggiare una pandemia che ha portato e porta ancora morte su morte, senza tregua, senza misericordia. In Italia, come sappiamo, l’epicentro di questo disgraziato fenomeno è stato Melegnano/Codogno, allargatosi poi in tutta la Lombardia, con massima diffusione a Milano ma soprattutto nella bergamasca. La sanità di una grande regione come la Lombardia è stata messa a dura prova, non che fosse impreparata ad evenienze del genere, ma difronte ad un vero e proprio tzunami, tutto il sistema è andato in confusione, ma ha saputo combattere come ha meglio potuto.
Il governo, quella accozzaglia di partiti che nessuno ha voluto e tanti non vogliono, con Conte come primo ministro, ha messo il Paese in quarantena assoluta per due mesi, per evitare contatti e l’espandersi dell’epidemia. E’ servito a qualcosa, mentre mille polemiche hanno accompagnato i provvedimenti che i vari governatori regionali andavano via via prendendo, mentre le accuse alla Cina sono state violente, fino ad ipotizzare una diffusione del virus, anche se in modo accidentale, prontamente rimandata ai tanti mittenti. Il governo è stato messo sotto accusa, ma più di tutte è stata bombardata la Regione Lombardia, retta dalla destra, con Fontana presidente e Gallera assessore alla Sanità. La Sanità lombarda, di cui tutta Italia si è sempre servita, in un colpo solo è diventa pessima, malata a tal punto da spingere la solita sinistra, quella che guarda sempre nella pentola degli altri e mai nella sua, a ipotizzare il commissariamento da parte del governo. Tutto questo mentre le Regioni rosse, colpite parimenti, sono state solo sfiorate dalle critiche della benevola stampa partigiana e lecchina verso il governo, come non mai. Sarebbe bastato un po’ di buon senso e senso di responsabilità in più per non innescare una campagna di autentico odio contro la Lombardia, colpevole di fare al massimo il suo dovere e scaduta fino ad assomigliare a quella del terzo mondo. Veleno su veleno, condite da minacce da parte dei soliti centri sociali, ancora non estirpati dal tessuto cittadino grazie anche alla compiacenza dei soliti noti nella città della Madonnina. Il piatto della Sanità lombardo è ben condito e fa gola ai soliti compagni che sono artisti della mistificazione, della rabbia studiata. Il solito Zingaretti, colpevole ma non ancora reo di aver sperperato milione su milioni nella roccaforte rossa del Lazio, ha sempre più la faccia tosta e l’ardire che bisogna impossessarsi della Sanità lombarda, allo stesso modo dei romani che avevano ben in testa il famoso “Carthago delenda est”, ossessivo fino a provocare ben tre guerre puniche, con migliaia e migliaia di morti. Zingaretti, novello Scipione l’Africano, è sempre all’attacco, ma finora ha ottenuto il solito interessamento della giustizia amica e scendiletto della sinistra, come si è visto in questi giorni. Si continua a morire purtroppo, anche se meno, e si continua pure a fare guerra politica e nemmeno la certezza che il virus vada via via spegnendosi, porta un po’ di sereno in questo cielo solcato da lampi e rotto da tuoni.
Il danno economico non conosce situazione peggiore e il governo ha assunto provvedimenti che non bastano a porvi rimedi definitivi, perché mentre si tappa un buco, se ne apre un’altro, su un fronte troppo esteso per essere aggredito e risanato del tutto, perché ci vogliono troppi soldi e di soldi l’Europa ne vuole sganciare pochi, nella misura in cui considera la forza della nostra politica, cioè più di zero e ne abbiamo prova ogni giorno. Il governo, poverino, fa quello che può, ingarbugliato come si trova in se stesso e finche non avviene un forte chiarimento tra le sue forze componenti, potrà fare ben poco. Sono stati promessi soldi a tutti ed è una buona cosa, ma questi tardano ad arrivare o vanno a personaggi che non ne hanno diritto, perché come è normale ognuno tende a fregare lo Stato, per fortuna che ci sono anche i controlli e i criminali vengono stanati.
L’epidemia si poteva evitare o quanto meno limitare, il governo si è mosso in ritardo. Sono state prese tutte le misure precauzionali? A queste ed altre domande ha risposto direttamente il primo ministro Conte ai magistrati che lo hanno “torchiato” per molte ore. Sembra che qualche responsabilità sia emersa.
Chiudiamo pur sapendo che altri morti seguiranno, ma anche con la speranza che qualcosa di nuovo e di meglio appaia all’orizzonte, almeno nelle città più fortunate che ora si sentono minacciate dal rientro dei “paesani” che lavorano in altre parti. Altra guerra in vista? Ci mancherebbe solo questa a complicare la già poco felice situazione.