INTER-Sampdoria 2-1
Vittoria scacciapensieri con la Samp
di Giovanni Labanca
Ci voleva una vittoria e così è stato. Battere la Sampdoria era scritto nel cielo stellato di San Siro, come un dovere, come un obbligo, ai quali i nerazzurri non potevano sfuggire.
La squadra di Conte si è subito presentata in ottima forma, se si considera l’eliminazione dalla Coppa Italia che non ha lasciato tante tossine avvelenate, se si pensa alle numerose occasioni da gol avute e ad una qualificazione alla sua portata, solo se l’estremo difensore degli azzurri non avesse compiuto almeno tre miracoli. Sia come sia, i nerazzurri hanno subito dimostrato di esserci, sia con la testa che con le gambe, mettendo in mostra un gioco per loro poco abituale: palla a terra, passaggi essenziali per mettere un uomo solo davanti al portiere. Detto fatto, una pregevole triangolazione con Eriksen che con tocco, potremmo dire alla Corso, metteva Lukaku in condizioni ideali di essere a tu per tu con il malcapitato portiere doriano, che non poteva fare altro che guardare la palla dell’1-0 nella sua rete. Correva il 10′. Ci fossero stati i 60 mila spettatori previsti, questo gol sarebbe stato salutato da un lungo applauso, per una manovra vista poche volte nel gioco di Conte. Il belga, con una emotiva intensità, si inginocchiava per ricordare, anche lui, George Floyd. Conte aveva scelto Lukaku a fianco di Lautaro per dare la possibilità al primo di liberarsi delle non poche scorie e discussioni che in settimana avevano non poco infastidito l’ambiente nerazzurro. Ora, siamo tutti fortemente convinti, che resterà all’Inter, come lo stesso Marotta aveva fatto capire, anche prima della partita.
La Sampdoria non dava segni di reazioni apprezzabili e l’Inter ne approfittava per svolgere per bene il suo gioco, molto concreto che vedeva in Candreva uno dei punti principali della manovra, che scorreva fluida come non mai. Le occasioni, in questo modo, si moltiplicavano fino ad arrivare al gol di Lautaro che portava sul 2-0 il risultato e metteva in cassaforte i tre punti, anche se nella ripresa, come era inevitabile che fosse, è riapparso il solito momento di calo dei nerazzurri, tanto da concedere spazio ai doriani che rimettevano in gioco la partita con un gol di Torsby, servito a spaventare non poco Conte e compagnia. La squadra di Ranieri, apparsa senza idee concrete e poco convincente, non ha saputo trovare la giusta reazione e lasciava in mano ai nerazzurri la possibilità di difendere, anche con 4 minuti di recupero, i tre preziosi punti, che hanno avuto il sapore dell’acqua per un povero assetato del deserto.
A parte la battuta, ora l’Inter riduce la distanza abissale dalla Juve e si porta sul meno sei, la qual cosa ridà speranza al Biscione, nel caso in cui Conte riesca a mettere a posto alcune sbavature che ancora non vanno e dare, soprattutto, continuità alla sua compagine che, nelle poche partite che mancano, devono rigare dritto e senza paure inutili se vuol ancora dire la sua in questo strano campionato.
Le conclusioni di questa gara sono nella ritrovata forma di giocatori smarriti, in primis Candreva, a seguire Skriniar, il giovane Barella che ha egregiamente sostituito Brozovic. Buona prova di tutti, in prospettiva dello “scontro” con il Sassuolo.
L’Inter ha giocato con il lutto al braccio per la scomparsa di Mario Corso, per cui veniva anche osservato un commosso minuto di silenzio, quello stesso che dominava gli spalti vuoti da dove sarebbe partito l’applauso più fragoroso per un Campione che in quello stadio ha fatto vedere miracoli, sentire lunghi brividi per le sue giocate di fantasia, un numero 11 che, non a torto, veniva subito identificato come “il piede sinistro di Dio”. Addio, grande Campione.
Con questo omaggio terminiamo anche la cronaca da San Siro, uno stadio che aspetta di essere riempito al più presto.