Benny Camaro in cerca di nuove ispirazioni
In tutto ciò che fa, vive e sente, si respira la sua vocazione
di Riccardo Sada
Artisti si nasce. Anzi no, si diventa. “Credo che in ognuno di noi ci sia un artista, dipende dal metro di misura che viene applicato da questo folle sistema. Massì, artisti si nasce. Poi, ci si può perdere”. Il duro lavoro paga sempre. “Ma quello vero, quello fatto col cuore”. Pensieri e parole di Benny Camaro, amico di PlaceDis.
Dove finisce la musica e inizia il business?
“Dove finisce il cuore e quindi l’essere artisti, io personalmente preferisco affidarmi a chi vive di business per i miei interessi, in questo modo cerco di non contaminare il mio amore puro per la musica”.
Quanto e perché è importante il consenso nell’era dei social?
“Oggi è un passo fondamentale, ma spesso usato in malo modo. Il consenso è una cosa, forzare con mezzi ingannevoli o a pagamento al fine di coinvolgere persone non interessate o addirittura fake è controproducente, perché quello che deve arrivare è quello che facciamo e per come siamo e non l’immagine o le cose che con la musica non centrano nulla”.
Dove inizia l’ego e quando finisce la strumentalizzazione dell’arte?
“Domanda particolare e delicata, io ho un ego smisurato (e non sempre è cosa buona), ho una profonda convinzione che la meritocrazia e la giustizia debbano valere su ogni forma di strumentalizzazione dell’arte. Quando mancano queste due e si esagera con l’ego è l’inizio della fine”.
Perché molti artisti mitizzano la posizione delle multinazionali?
“Perché molti artisti non sono artisti ma seguono l’etichetta (multinazionale) del momento per una questione d’immagine quasi sempre calpestando l’arte e non ricavandone nulla. Sono favorevole alle giovani ed indipendenti etichette che nel tuo lavoro ci credono e ti assicuro che nel momento in cui accade saranno le multinazionali a pregarti”.
Esistono scorciatoie in questo settore?
“Tante persona affermano di sì ma il mio pensiero è che esistono scorciatoie per apparire, popolarità e arte non sono mai andate d’accordo (vai sul duomo di Milano e lancia uova addosso alla gente ed avrai la tua scorciatoia). In questo settore quello che conta è il duro lavoro e la passione, quindi no”.
La specializzazione alla fine paga?
“Non conosco dottori, ingegneri o avvocati senza… non vedo perchè non dovrebbe essere lo stesso in questo settore, troppe persone si spacciano per quello che non sono e purtroppo l’Italia ne porta il primato. Specializzarsi paga sempre”.
Come sopravvivere in questo momento di sovrappopolazione nell’intrattenimento?
“Esiste questo sovraffollamento perché tutti imitano tutti, fare poche cose, diverse e col cuore… questo è il modo di sopravvivere, essere onesti con se stessi e fare anche altri lavori per mantenersi invece di fare i Vip e non svendersi per togliere il lavoro al prossimo. Infatti questa è una dura conseguenza di tutte le strutture che non fanno arte… ma fanno business nel peggiore dei modi e di conseguenza siamo lo zimbello del mondo”.
Seguire il cuore e seguire contemporaneamente un genere si può?
“Certo che si può, a patto che quel genere il cuore te lo faccia battere”.
Come e quanto dovremmo ascoltare i giudizi altrui senza condizionare la nostra creatività?
“Parlando di gente del settore fino a quando i giudizi altrui sono critiche costruttive che aiutano a migliorare la nostra creatività, se invece sono giudizi fine a se stessi allora dovremmo evitarli per non consentire di condizionarci in modo deleterio. È fondamentale però rispettare ed accettare l’unico vero giudice. Il popolo è sovrano”.
È giusto sottolineare l’identità sonora, la riconoscibilità di un artista attraverso il suo suono?
“Assolutamente sì, l’identità sonora di un’artista deve essere presente in ogni genere musicale che sceglie, senza quello non si ha un’identità”.
Come e dove dovrebbe essere fatta la formazione di un artista?
“Ovunque ed in qualsiasi modo, ogni studio, corso (serio), viaggio ed esperienza sono frutto di una continua formazione, non si smette mai di imparare soprattutto quando si arriva a certi livelli”.
Se sono un artista, come scelgo il produttore che fa per me?
“Non lo scegli, lo senti e la stessa cosa vale per il produttore (parliamo di veri produttori e non mercenari)”.
Un’esperienza all’estero sarebbe utile per tutti?
“L’esperienza estera è fondamentale prima di tutto perché arricchisce la tua persona e di conseguenza favorisce la tua arte”.
In Italia ci sono manager specializzati?
“Purtroppo la categoria negli ultimi anni ha subito una forte involuzione e di conseguenza anche il business del settore”.
È giusto e avvantaggia conoscere il passato?
“Io ho sempre amato la storia, in particolar modo quella della musica. Ti rispondo con una citazione del grande Bob Marley: ‘La mia musica vivrà in eterno’”.
Quanto è importante il dettaglio nella musica?
“Direi fondamentale semplicemente per tutto quello che abbiamo menzionato nelle domande precedenti”.
Come mettere in piedi un proprio staff?
“Quando credi di esserci riuscito, devi ricominciare tutto daccapo, ma quando ci riesci per davvero hai vinto”.
Quanto conta il lavoro di squadra?
“È il 90% del lavoro, senza non si è niente e nessuno”.
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