';

Un posto non si nega a nessuno

Politica in nome del popolo, ma non per il popolo

REDDE RATIONEM REDDE RATIONEM

Un posto non si nega a nessuno

Politica in nome del popolo, ma non per il popolo

di Giovanni Labanca

È proprio vero. La politica, in fin dei conti, si esercita per volontà del popolo, in nome del popolo, ma non tutto per il popolo. In buona sostanza, la politica si pratica per il potere, per le poltrone ben retribuite destinate a familiari, amici e parenti. È una vergogna vecchia, che pure i romani praticavano, e perché non dovrebbero praticarla i signori di oggi? Si perderebbe la continuità della politica stessa. Abbiamo letto e sentito che Di Maio ha portato nel suo ovile i tanti compagni di scuola, senza concorsi, con titoli non sufficientemente idonei, sedendoli su poltrone che avrebbero meritato maggiore attenzione, maggiore cura e maggiore rispetto. Tutto nel silenzio più assoluto e con una operazione avallata dai colleghi. Ciò che brucia e fa scalpore, in questo clima arroventato di decreti leggi a favore della Nazione, è che proprio i 5S avevano promesso massima trasparenza, nessun inciucio, nessun favoritismo. Loro, i figli di un comico, avrebbero agito sempre alla luce del sole e non sarebbero mai caduti in queste meschine operazioni. Invece no, uguali a tutti, se non peggiori.

Si salvi chi può
Si salvi chi può

Quella della moralità è un tema vecchio che risale a Pericle, a Socrate, agli antichi greci che ne facevano una bandiera. Chi approfittava del poter e non osservava la legge veniva punito in modo esemplare. Dura lex. La caccia alle poltrone vacanti continua. Continua, anzi, hanno ripreso i cambi di casacca: due dalle Stelle sono passati con Salvini ed apriti cielo le polemiche che ne sono susseguite. Non solo hanno lasciato il partito che prometteva chiarezza, dedizione e lealtà per sempre, ma hanno svelato, senza che ce ne fosse stato bisogno, quello che succedeva, all’oscuro di tutti, nelle segrete stanze del partito. Insomma, una routine che non faceva poi mai tanto scalpore, perché il popolino, quello che passa per fesso, non si è detto sorpreso, ma si aspettava che qualcosa del genere accadesse.

Ora, Di Maio, Zingaretti devono correre ai ripari se non vogliono che il partito stesso vada in malora, sollecitato in tante maniere e tirato per la giacca per qualsiasi motivo. Ne vedremo delle belle e saranno scintille o fuochi d’artificio, tanto le elezioni si avvicinano e allora ci sarà il redde rationem che porterà tutto al punto di partenza. Staremo a vedere quello che succederà, ma di peggio non potremmo aspettarci.

Il governo, intanto, elargisce soldi a tutto spiano che costituiscono pur sempre dei benefici che, in un modo o nell’altro, sembra stiano dando fiato alla ripresa. Ognuno reclama la sua fetta di torta e non gli si può dare torto nel modo più assoluto. Quello che speriamo, è che il tanto atteso aiuto prima o poi arrivi.

L’estate ormai è nella fase più calda, come calde saranno le varie segreterie dei partiti prese come saranno a preparare liste che dovranno accontentare troppe persone, troppi individualismi. Le solite baruffe, insomma, per la solita politica che da cambiare è rimasta tale e quale.

Pensavate veramente che si facessero miracoli con qualche stella in più in cielo?