Si risale tra storia e boschi da favola
Mileto
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E’ la prima tappa che si corre nel continente, come dicono i siciliani. Si va da Mileto fino a Camigliatello Silano, come dire dalla storia alla frescura della Sila. Vediamo cosa ci riserva Mileto, un insieme di civiltà venute dallo Jonio.
Mileto, antichissimo abitato normanno, oggi è un bel centro di recente fondazione, con il progetto firmato nel 1784 dagli ingnegnieri Winspeare e La Vega e dall’architetto Ferraresi. L’assetto urbanistico della nuova Mileto è di forma rettangolare, con vie longitudinali, intersecate a vie perpendicolari; erano previste quattro piazze simmetricamente disposte per i mercati giornalieri ed una piazza centrale più ampia per i mercati straordinari.
La realizzazione odierna non si discosta molto dal primitivo attuale ricalca pressoché, in tutto,la pianta originaria, con l’unica modifica rilevante costituita dalla villa comunale al posto della piazza centrale.
Per la ricostruzione, i miletesi saccheggiarono le rovine della città normanna, oramai abbandonata. Quanto il terremoto aveva risparmiato venne depredato, smontato, sventrato, asportato, trasformato in calce. Per le vie di Mileto si possono ammirare diversi portali di granito, provenienti dall’antico sito.
Secondo gli studi dello storico Giuseppe Occhiato, la fondazione dell’antica Mileto, il cui nome risalirebbe all’omonima città dell’Asia Minore distrutta in epoca romana, la si deve proprio ai Milesi della Jonia sfuggiti ed in cerca di una nuova vita. Uno dei rari reperti che può testimoniare l’origine greca della città è infatti la scritta, greco-bizantina, apposta su una colonna proveniente dall’antico sito di Mileto di cui l’Occhiato offre la descrizione, nonché la decifrazione dell’incisione, e che è «Signore, proteggi il tuo servo» e sebbene risulti incerta la datazione della stessa, essa consente di datare l’esistenza di Mileto in età prenormanna.
L’originaria collocazione dell’abitato lungo il tracciato della Via Popilia, la Regium Capuam nonché i ritrovamenti, nel 1939, dei resti di una villa romana con alcuni mosaici pavimentali datati tra I e II sec. d.C., ne decretano rigorosamente l’epoca di origine. Mileto, inoltre, viene ricordata nel VII sec. come “castrum” bizantino di San Saba e di Sant’Elia, lo speleota. Nel 1059, con il cosiddetto Accordo di Melfi, Papa Niccolò II conferiva a Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo, il titolo ducale sui territori già conquistati di Puglia e Calabria e di “Dux Siciliae” per l’isola che avrebbero conquistato insieme al fratello Ruggero pretendendo l’impegno che latinizzassero tutti i domini conquistati per convertirli sotto l’egida della Chiesa di Roma. Fu così che il ventottenne Ruggero nato nel 1031 nella penisola del Cotentin in bassa Normandia ad Hauteville-la-Guichard e ultimo dei dodici figli di Tancredi d’Altavilla e di Frissenda, in qualità di vassallo del Guiscardo riceverà da quest’ultimo la contea della Calabria Ultra compresa tra la linea nord del fiume Neto fino alle coste reggine a sud e si stabilirà nel castrum Melitense, (attuale parco ruderale di Mileto Antica) fortificando le precedenti strutture di difesa della città per l’impianto di una Corte castello rendendola Capitale Normanna. “Divenuta regia gloriosa dei Normanni non si tenne indietro a qualunque altra città metropoli. Qui, infatti, correvano i popoli vassalli per compimento della giustizia politica: da qui si spedivano Ministri sia di politica che di guerra. Qui correvano le ambascerie de’ principi forestieri, qui si solennizzavano gli sponsali del Conte e delle figliole; qui occorse la nascita di tanti principi, singolarmente di Ruggiero II che poi divenne il primo Re di Napoli e di Sicilia”. Così scriveva Giovanni Fiore da Cropani (1622-1683) massimo storico calabrese del “600¨ religioso dell’Ordine dei frati minori cappuccini e lettore di teologia ne ‘La Calabria illustrata’. Dopo la morte del Granconte Ruggero nel 1101 la Capitale Normanna fu trasferita a Messina prima, Troina poi, ed infine a Palermo, dove il figlio Ruggero II divenne primo re di Sicilia. Pesantemente danneggiata dai terremoti del 1638 e 1659 fu completamente rasa al suolo dal sisma del 5 Febbraio 1783 e successivamente abbandonata. La Mileto medievale è ora un parco archeologico dove si possono ammirare i resti delle chiese ruggeriane e parti delle fortificazioni bizantine. Nell’attuale cittadina si possono ammirare la Cattedrale, ricostruita dopo i terremoti del 1905 e del 1908 in stile romanico – lombardo, al cui interno sono conservati reperti medievali, la chiesa della SS. Trinità, dove è conservato un bassorilievo raffigurante la Trinità proveniente all’Abbazia benedettina di Mileto antica ed il Museo Statale che conserva moltissimi reperti archeologici, di arte sacra.
Come si vede , la storia di questa cittadina calabra con intrecci greci e romani, è stata sede di rilevanti avvenimenti che, per gli amanti della storia, andrebbero senz’altro approfonditi. Noi vi abbiamo dato l’occasione di farlo.
Camigliatello Silano
Camigliatello Silano, in provincia di Cosenza, è una frazione di Spezzano Silano di 970 abitanti, in pieno Parco Nazionale della Sila , a 1272 metri sul mare.Rappresenta un magnifico e ben attrezzato punto di attrazione soprattutto per gli sport invernali, oltre a villeggiature estive.
Il bosco, una autentica meraviglia della natura, che circonda Camigliatello è molto vario: tra i 1100 e i 1300 metri dominano i pini larici , fino ad unirsi, intorno ai 1350 metri, al faggio. A 1500 metri la faggeta è quasi pura, accompagnata solo dalla presenza di qualche abete bianco e da pini larici.
Il clima è tipicamente montano, con inverni lunghi e rigidi, sufficientemente nevosi dai 1000 ai 1300 metri e più persistenti (manto nevoso presente da dicembre ad aprile) al di sopra dei 1400 metri. In alcuni anni in tali zone può superare i 2 metri di neve. Le temperature sono rigide, con media di gennaio di circa 0 °C, con punte minime fino ad oltre -15 °C durante ondate di gelo eccezionali. L’estate è fresca con soliti temporali di breve durata durante i pomeriggi..
Molte interessante è la zona archeologica con antichissime testimonianze, sulle rive del lago Cecita, che risalgono all’Homo erectus (Paleolitico inferiore) e all’uomo di Neandertal (Paleolitico medio). Tra la fine del neolitico e l’inizio dell’età del rame (3800-3300 a.C.), tutta la Sila venne occupata da insediamenti di agricoltori e pescatori, che sfruttavano le antiche conche lacustri (Arvo e Cecita), con un particolare metodo di pesca con la rete. Ulteriori testimonianze risalgono all’antica età del bronzo (Ampollino e Cecita).
L’insediamento preistorico di Piana di Cecita è stato estesamente indagato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria negli anni 2004-2008 con ricognizioni di superficie e scavo di ampi settori. Purtroppo esso risulta essere stato danneggiato da attività di scavo non autorizzate che hanno cancellato oltre 3000 metri quadrati di superficie archeologica (indagini a cura del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – Nucleo di Cosenza). Fortunatamente migliaia di reperti (vasi, strumenti in selce ed ossidiana, asce di pietra) sono stati sequestrati dai carabinieri in favore dello Stato e consegnati alla Soprintendenza archeologica.
Il più importante insediamento di età greca (VI-III secolo a.C.), in Sila, è costituito dall’area sacra scoperta, a breve distanza da Camigliatello Silano, nel lago Cecita ad opera della Soprintendenza archeologica. Altri scavi archeologici hanno messo in luce un importante insediamento di età romana con un grande edificio dedicato all’estrazione e lavorazione della pece, attivo tra il III secolo a.C. ed il III secolo d.C.,
A Camigliatello Silano, prossimo al lago Cecita, visto i ritrovamenti . è in corso la realizzazione di un Centro scientifico-espositivo, destinato a divenire il Museo Archeologico della Sila, che accoglierà una selezione dei reperti archeologici, frutto delle ricerche della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.
Interessante è la Chiesa dei Santi Biagio e Roberto, a Camigliatello a Spezzano della Sila, costruita nel 1931. quando la località era costituita soltanto di baracche. Qui si fermavano i sacerdoti di passaggio per celebrare messa. Solo nel 1937, l’Arcivescovo di Cosenza vi istituì la parrocchia intitolandola ai Santi Biagio e Roberto Abate.
Dagli anni ’50 è stata affidata ai cappuccini di Cosenza e trasformata in struttura in legno. L’aspetto esterno si integra perfettamente con il paesaggio, grazie alla forma svettante e all’utilizzo del legno di pino, riproposto anche all’interno, con cui è stato realizzato l’altare con la fonte battesimale. Alle spalle dell’altare domina la scena il grandioso mosaico realizzato nel 1980 dall’artista Ugolino da Belluno.
Posto bellissimo da frequentare per chi ama lo sport e la cultura, in un ambiente naturale incontaminato e gradevole. La Calabria vi aspetta.