Derby: il Milan vince, ma l ‘Inter non perde
Almeno un pari i nerazzurri di Conte lo avrebbero meritato
di Giovanni Labanca
Non avrei mai pensato di scrivere un titolo del genere, dopo un derby che il Milan ha vinto e l’Inter, logicamente, ha perso. In questo titolo, però, se lo rileggiamo con più senso critico, c’è tutto il sale della partita: un pari, almeno i nerazzurri di Conte lo avrebbero meritato, ma il 2-1 non lo è, come non sarebbe stato giusto andare giù in picchiata sulla squadra di Conte, quella di questi tempi. Ha racimolato solo sette miseri punti, mentre i cugini ne hanno già dodici, che sembrano tanti, se si pensa che il Milan di Pioli sta vincendo partite, ma si dimostra sempre una compagine in “fieri”, da divenire. Un progresso alla vota lo fa vedere, anche perché ha trovato, fortuna o intuizione assieme, il cardine, il punto fermo che risponde ad un vecchio rossonero e anche ex bravo interista: Ibrahimovic, il serbo mai domo e resuscitato, quasi alla maniera di qualcun altro, per offrirsi sul mercato che sembrava chiuso per lui, causa età avanzata. Ibra è diverso dagli altri. Gioca anche con i piedi, ma quella che gli funziona meglio a quasi quaranta anni è la testa, l’intelligenza, la posizione tattica sul campo, il gran fiuto di farsi trovare sempre libero e appunto di riferimento dei giovanotti che gli fanno da satelliti. E’ ancora un campione e con gente come lui puoi vincere sicuramente anche un derby, la partitissima che nessuna delle due squadre dei Navigli vorrebbe mai perdere. Prendete ieri sera, sembrava un uomo ombra, ma si materializzava al momento opportuno, sembra non curarsi della partita, ma ne diventa protagonista. L’azione che ha portato al rigore (1-0) è stata frutto della sua tenacia. Sentitosi braccato da un ingenuo difensore interista, ha tenuto palla fino a provocare il fallo decisivo, che un altro qualsiasi terzino o marcatore di serie A avrebbe evitato. Nell’Inter, si sa, i giocatori da serie A sono pochi e talvolta la sfortuna te li tiene in infermeria.
Il secondo gol, quello della mazzata, lo ha segnato, parliamo sempre di Ibra, solo soletto, sbucato tra mezza difesa, distratta, sorpresa, non curante del pericolo che sopraggiungeva alle spalle di tutti, in una zona vergognosamente desolata.
Pausa di riflessione che ricade sugli uomini di mister juventino: cosa facevano i difensori fermi e aggrappolati davanti ad Handanovic? Non avevano da marcare ognuno un uomo? Non succede da parecchio che i difensori nerazzurri si scodino che stanno giocando, mentre gli altri entrano in area come vogliono. Vale la scusante che i titolari erano in poltrona a casa, ma quelli in campo sono pur sempre giocatori milionari del signore cinese. Lasciano troppo spazio in mezzo al campo dove, lo ripetiamo da anni, manca sempre il vecchio play maker, quello che una volta era il classico numero dieci, che calamitava i palloni dei rilanci della difesa e li proponeva agli attaccanti che avevano il dovere di buttarli a rete. Possibile che Conte e Marotta non se ne rendano ancora conto? Quando lo capiscono, poverini, comprano al mercato di Porta Ticinese, il primo Eriksen che passa, lo portano a Milano e, udite udite, lo tengono in panchina, salvo la solita mezzora finale, troppo poco per rivestire un ruolo che dovrebbe essere quello principale, perché di attaccanti l’Inter ne ha e pure buoni. Lautaro e Lukaku son fior di giocatori capaci di ribaltarti una partita, vedi Fiorentina. Sul due a zero, i detti signori del pallone, hanno rimesso l’Inter in corsa con Lukaku che ha segnato come un bambino felice il gol della speranza, deviando in rete un bel cross tagliente di Perisic, papera di Donnarumma, che non ci sembra proprio un portiere da milioni su milioni.
Al 75° l’arbitro e il Var, con i nuovi regolamenti scritti da deficienti, non concedono un rigore, per fallo di Donnarumma su Lukaku, considerato in fuori gioco, anche se un difensore milanista, secondo le regole di una volta, lo ha rimesso in gioco con un tocco anche se involontario. Proteste giuste di Conte, ma per tagliare la testa al toro l’attaccante interista viene messo in fuorigioco.
L’Inter avrebbe potuto comodamente pareggiare in più di una occasione, l’ultima della quale capitata allo scadere del recupero, ma l’ha sciupata lo stanco Lukaku, subito dopo averne avuta un’altra poco prima con un colpo di testa di un difensore.
L’Inter torna al Centro Moratti di Appiano Gentile con tanta tristezza, ma anche con la convinzione che, un poco più attenta, potrebbe risalire la china, già dalla prossima partita di Marassi, contro il Genova, con intermezzo della Coppa. Non è tutta da buttare, ma deve cambiare ritmo, con la speranza che i bomber che tutti le invidiano, siano più attenti e precisi.
Il Milan, con la testa fra le nuvole, nel senso che è primo con dodici punti, se la gode e Pioli, che il mestiere lo conosce, può solo apportare miglioramenti a questo Diavolo che, piano piano, ci sta prendendo gusto all’alta classifica.
Ecco spiegato il titolo iniziale, piaccia o no.