Inter 3 Genoa 0
La nuova regola del calcio
di Giovanni Labanca
E oggi abbiamo suonato la Nona, proprio sul Genoa, che si è presentato a San Siro con credenziali di tutto rispetto, quasi da far paura o intravedere quelle partite che dai per vinte e che, invece, ti fanno tremare. Stavolta non abbiamo perso tempo per mettere le cose in chiaro con il Grifone: palla a centro, poi affidata a Lukaku che, avendo già ingranato direttamente la terza, si è presentato davanti all’incredulo Perin che non se lo aspettava sbucare così presto e farsi trafiggere quando ancora non si era sistemato bene in porta. 1-0, dopo 32 secondi, che ha portato la mente di tutti a cercare altri gol lampo, come quello di Sandrino Mazzola, al 13″ per esempio, in un bel derby finito 1-1. Conte non ha fatto una piega, ma avrà pensato già di essere a + 10 dalla Madama zebrata e all’omologa nerazzurra di Bergamo. C’era tutta la partita da giocare e non poteva certo stare tranquillissimo. Ci hanno pensato i vari Skiniar, De Vrij, Bastoni, Barella, Perisic e soprattutto Eriksen a metterlo tranquillo sulla linea di demarcazione. Dall’attacco aveva già avuto ottime assicurazioni in men che non si dica. Il pomeriggio assolato completava un quadro che, senza esagerare, potremmo definire idilliaco. Se non lo facciamo ora che l’Inter vola, quando lo potremmo scrivere. Battute a parte, il campionato sembra aver preso la giusta piega per i nerazzurri che, basta un’occhiata, per intendersi e sincronizzarsi sulle onde
del mister che guadagna parecchi punti in reputazione, lasciando da parte la situazione societaria, che non dovrebbe preoccupare più di tanto. Sembrano dire i cinesi: voi pensate a vincere lo scudetto, almeno, che al resto ci pensiamo noi. Deve essere proprio così, perche se intrecciamo le due cose, si va a finire che ci si ingarbuglia e addio mio bene. Reparto per reparto, di cui ora esiste un capo, la rassegna è quanto mai fiduciosa e positiva, per non dire esaltante. Lo spauracchio Juve è lontano e, considerando che i nerazzurri avranno Parma, Atalanta, in casa, Torino e Sassuolo, il cammino si presenta in discesa, a meno di clamorose distrazioni, che potrebbero pure capitare, ma che non debbono capitare, se vuoi diventare campione d’Italia. Il bottino di oggi poteva essere ben più pingue se Martinez Lautaro avesse ben mirato nella porta e se tante occasioni non fossero svanite per troppa precipitazione. A sistemare le cose, ci pensano Darmian, 69′ e Sanchez,77′, che potrebbero scuotere la rete in altre occasioni, mentre Barella si accontenta di stampare sulla traversa un bel tiro. Si sono risparmiati per la prossima. Attacco di fuoco, 57 gol, difesa bunker fanno, tanto per fare due conti, una bella fetta di scudetto che i nerazzurri avranno già commissionato ad un famoso sarto e che sarà svelato solo quando è sicuro. Vivremo nella suspance, ma non tanto, visto che la solita avversaria più pericolosa, viaggia in lidi cattivi, sebbene non sia ancora affondata. Il Biscione ha ripreso fiato e fiducia, perché sa che non deve fallire l’unico Trofeo che gli ridarebbe credibilità nei confronti dei suoi tifosi. A volte anche incoscienti.