di Giovanni Labanca
Non era scritto in nessuna parte del cielo di Milano che l’Inter dovesse perdere in questo modo, una partita che avrebbe potuto avere ben altra sorte, se dai 75 minuti giocati con pieno possesso palla e qualche occasione un pallone solo avesse bucato quella maledetta rete del Liverpool.
Per i vecchi nostalgici come il sottoscritto, passavano le immagini di quel famoso 3-0 di un tempo che Peiro, Corso e Facchetti inflissero in quella che fu la più memorabile rimonta della storia del calcio mondiale. No, stavolta c’erano in campo altri baldi giovanotti che si sono dannati l’anima pur di regalare a Milano nerazzurra e non solo il sorriso di una vittoria, se non altro per continuare a vincere e proporsi all’Europa. La traversa ci ha detto di no e, purtroppo, i se e i ma non contano nelle competizioni europee.
Un pari cominciava ad essere l’idea più accarezzata dai quarantamila di San Siro che il freddo non ha tenuto lontano. Sarebbero stati 100 mila, come si cantava una volta. Inzaghi e la sua truppa ce l’hanno messa tutta, fino a sfinirsi. La buona volontà non sempre viene premiata. Dura lex, quella del pallone. Nei nostri cuori ha trionfato il nerazzurro e lo resterà sempre, anche se fare i conti con la realtà è dura.
Prendiamone atto con molta signorilità e con orgoglio perché l’Inter ha dimostrato di essere squadra che darà tante soddisfazioni ai suoi supporter. Questa breve nota è uno sfogo personale, di un tifoso,ma anche un sincero resoconto di un giornalista.