Roma-Verona 2-2
Un pareggio che accende l’Olimpico
di Giovanni Labanca
Giulietta, stavolta, sembrava essersi avviata con la sua scaletta a far sua la roccaforte della Lupa. Poco ci è mancato che facesse il colpaccio. Subito in gol al 5’ con Barak, il Verona ha tenuto il gioco per buona parte del primo tempo, trasformando la difesa dei Lupi in una sorta di gruviera, dove era sicura di entrare come in una difesa aperta, senza ostacoli. Dalla panchina giallorossa già giungevano improperi e maledizioni di Mourinho. Non finiva qui, se dopo altro predominio e la scarsa reazione dei capitolini, sarebbe stata la squadra di Verona a raddoppiare con Tameze, con una azione quasi identica alla prima. Calati Olimpico, si preannuncia un diluvio di gol, ma, forse la rabbia frutta qualcosa, la musica comincia a cambiare il secondo tempo, con la Dea più guardinga, tanto da subire il gol del 2-1 con Volpato che non si lascia pregare due volte a sferrare un tiraccio da lontano, su respinta corta del portiere. Si ricomincia, si ricomincia dall’ira funesta del mister contro l’arbitro che, a buon ragione lo ammonisce, ma gli evita di lasciare la panchina. In un certo senso, è un segnale del destino, con la squadra che si riprende in mano le redini del gioco ed è chiaro che si punta al pari. Si vuol fare un pari che almeno dia sospiro ai numerosi accorsi
sugli spalti con bandiere e striscioni.
La Lupa, stavolta si sveglia veramente e lo si vede dai numerosi tiri che volano in terra veronese.
Si avvicina l’80’ e cresco molto le speranze scaligere di portare all’Adige una bella vittoria. Ci si può riuscire benissimo, ma accade che, all’84’ il giovane Bove, dopo una infiltrazione dalla desta, abbia quella libertà necessaria per mirare, dalla destra e segna tra palo e portiere, una di quelle sberle che difficilmente sarà dimenticata dai tifosi, già pronti ad
ammainare bandiere e tornarsene a casa. La palla gonfia la rete e fa pareggio 2-2, strameritato.
Una bel pomeriggio all’Olimpico, per la verità, e queste partite fanno bene al calcio, se riescono ad addolcire pure il sorriso di u mugugnone portoghese, sempre incavolato, già prima di entrare in campo.
Il Verona recrimina, ma non può che prendersela con se stessa. Troppi turisti sono passati sotto quel balcone ad ammirare Giulietta, tanto da far distrarre più di un suo calciatore. Mordersi le mani è la cosa più logica, dopo una vittoria che sarebbe diventata clamorosa, solo se ci fosse stato un pizzico di impegno in più.