L’altro occhio della fotografia
David La Chapelle è in mostra al MUDEC di Milano fino all’11 settembre 2022. I Believe in Miracles, la rassegna che svela un lato inedito, della sua vasta produzione. Oltre novanta le opere esposte, raccontato da Reiner Opoku e Denis Curti, curatori della mostra
di Marcella Baldassini
“Ognuno ha il suo percorso, ma siamo tutti sommersi e inghiottiti dalla realtà che si sta distruggendo, dal materialismo; ci vuole una grande forza per proteggersi da tutto ciò, la natura può sicuramente aiutare, idem la solitudine. Dove abito io non ci sono cellulari, sto vivendo allo stesso modo in cui sono cresciuto, da solo, per avere la possibilità di farmi domande e mantenermi sul giusto percorso, senza venire risucchiato dal mondo esterno”.
La Chapelle
Si racconta così l’artista del Connecticut alla presentazione della sua mostra al Mudec di Milano, che lo celebra con le sue opere più significative realizzate nell’arco temporale che va dalla sua giovinezza fino ad oggi. Allievo del mitico Andy Warhol a cui dedica un ritratto fotografico presente in mostra, che gli affidò i primi servizi per la rivista Interview magazine. Fondata dallo stesso Warhol, specializzata in fotografie e interviste a personaggi dell’arte e dello spettacolo. Dal suo mentore acquisisce l’anima provocatoria e una visione più profonda della realtà che non si ferma all’apparenza ma indaga nelle vicissitudini dell’animo umano.
In questa mostra La Chapelle, rappresenta la sua rinnovata spiritualità grazie alle scelte di vita intraprese già nel 2006, quando si trasferisce dalla Grande Mela alle isole Hawaiane che gli ispirano visioni diverse del mondo. Un Paul Gauguin contemporaneo, che respinge il lavoro frenetico della pubblicità per intraprendere esclusivamente la strada dell’arte, che trae ispirazione dall’ambiente naturale dove vive.
Per La Chapelle la fotografia è “un atto scenico” e come tale un’interpretazione di un fatto realmente accaduto o totalmente inventato. In realtà il suo sguardo è acuto, ironico e provocatorio. La tecnica è quella di assemblare più scatti fotografici e creare dei veri e propri collage. Il cui occhio si posa su più aree, per analizzare oggetti apparentemente insoliti che ognuno può analizzare da punti di vista diversi. I colori sono forti e assemblati in coppie di complementari, giallo e viola, rosso e verde, blu arancio. Impossibile non essere risucchiati dalle immagini che ci raccontano un caos ben sceneggiato.
L’artista-fotografo affronta i temi che affliggono un’umanità sempre più distratta e alla ricerca di una fede possibile. Nell’immagine “Deluge” si riassume la sua poetica. Uomini e donne spaventati in cerca di salvezza, su una scena apocalittica che ricorda La Zattera della Medusa del grande pittore Théodore Géricault. Uomini prigionieri del mito americano che La Chapelle, sbeffeggia mettendo in scena i quartieri della Los Angeles middle class, in cerca di aiuto. Come nell’immagine “Can you help us?”del 2000. O nei famosi ritratti dello star system come Marylin e Liz realizzati nel 2002, che rende più ironici enfatizzando in modo grottesco alcuni particolari del volto. Anche nella serie “Aristocracy” i jet sono i simboli per La Chapelle del denaro e del successo irraggiungibili. Per finire l’immagine del grande transatlantico che ricorda il Titanic, dal titolo ironico, “ Spree” ancorato ai ghiacci polari in un’atmosfera magica e irreale.
Unica redenzione per l’uomo contemporaneo è la fede, intesa come atto di fiducia nella vita e negli esseri umani, dotati di una spiritualità innata, che non sappiamo più riconoscere. I simboli religiosi e i miti biblici vengono interpretati e collocati nella natura, origine della nostra spiritualità, lontana dal pensiero razionale e intellettuale. Calare nella natura i simboli della cristianità è un atto di fiducia, per essere in qualche modo perdonati dalla nostra distrazione e riportarci a ciò che è più importante: noi stessi, il modo in cui viviamo le relazioni e l’ambiente che ci circonda. La Chapelle crede nel miracolo dell’illuminazione, che per l’uomo contemporaneo diventa, percorso di crescita e risveglio.
Info
Lunedì 14.30 – 19.30
Martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30
Giovedì – sabato 9.30 – 22.30
ULTIMO INGRESSO UN’ORA PRIMA
I visitatori delle mostre non hanno l’obbligo del controllo del green pass, non hanno l’obbligo di indossare la mascherina chirurgica, che rimane elemento consigliato da parte di 24 Ore Cultura.