L’ISIS è finito. È sparito, polverizzato dall’esercito regolare siriano, dai curdi e dalla coalizione russo-americana.
I miliziani hanno sparato gli ultimi colpi nei giorni scorsi, asserragliati nella sacca di Burdhida, mentre i Curdi avanzavano liberando gente terrorizzata tenuta in ostaggio.
I tagliagole hanno finito di terrorizzare la popolazione con le loro esecuzioni di massa che hanno provocato oltre mezzo milione di morti, Esecuzioni accompagnate, la maggior parte delle volte, dalla decapitazione di qualche poveraccio che aveva solo la colpa di non essere islamico. Ricordate quanto sangue è stato versato con il taglio della gola dei cristiani di religione coopta. Immagini che hanno fatto il giro del mondo, con aguzzini spietati che incitavano anche bambini ad usare le lame dei coltelli con in pugno il Kalashnikov contro il malcapitato prigioniero. Altro orrore, il pilota giordano catturato e bruciato vivo in una gabbia, in piazza davanti ai capi del Califfato.
Non si spara più nemmeno a Damasco dove Assad mantiene inalterata la posizione di leader con la collaborazione dell’esercito russo. È chiaro, però, che Assad non deve giocare con il fuoco con Israele che dalle alture del Golan, lo tiene sotto controllo fin dal 1967.
IL papà di Assad sembra sia stato molto meno intelligente del figlio che, a sua volta, salvo qualche piccolo errore strategico, da anni mantiene in piedi il regime senza provocare il vicino di casa con la Stella di David.
La regia, in questo scacchiere, è guidata da Putin, gran maestro della diplomazia che tiene lontano il crepitio delle armi. Putin sa che Damasco dista da Tel Aviv, o per lo meno dalle alture del Golan, settanta chilometri e di conseguenza la capitale siriana è molto più vulnerabile in caso di attacco dell’esercito ebraico. Ma Israele da quel lato sembra tranquilla, perché Assad non è uno stupido. Nella lotta sfociata in guerra civile, ha cercato a tutti i costi di eliminare il fanatismo degli estremisti islamici, che volevano prendere il potere per trasformare la Siria in un Califfato che come primo obbiettivo aveva la distruzione dello Stato laico e l’uccisione di chi non ha la fede musulmana.
Il problema attuale è dove mettere e processare i miliziani catturati e dove mettere la miriade di spose dell’islam che hanno dato alla luce migliaia di bambini. Il pericolo è che questa gente non venga eliminata e che molti di loro, i foreign fighters, che rientreranno con ogni probabilità in Europa. La Farnesina ha confermato che sono circa una decina i combattenti di rientro dalla Siria, ma il governo in quello dovrà essere duro ed inflessibile. Un esempio viene dalla famosa Fatima, italiana convertita all’islam, che qualche anno fa, prima di lasciare l’Italia, in televisione, in diretta, aveva sbandierato che ai cristiani si sarebbe dovuto tagliare la testa.
Il governo farà bene a non dimenticare quell’episodio, perché chi sgarra va punito e duramente, con la massima pena, prendendo ad esempio da Israele.
Luigi Sada
La sconfitta del Califfato
L'ISIS è davvero sconfitto?