Pais è un dj dal tocco inconfondibile. È stato in giro per la scena del club internazionale per anni. La scorsa estate il suo sound è arrivato su club come il Privilege di Ibiza. È un produttore e produttore fantasma incredibilmente attivo del team Strakton Records.
Cosa pensi di Ibiza e della sua attuale scena?
“Ibiza è e sarà sempre il punto di riferimento della cultura del Clubbing e della musica elettronica. Data la mia giovane età, l’ho vissuta solamente due anni – il 2019 sarà il terzo – ma tutto quello che c’è stato prima l’ho “studiato sui libri di storia”. Da sempre, a Ibiza nascono gli stili e i generi musicali che influenzano il mondo della musica. Oggi è chiaro che la scena si sta concentrando molto sul mondo latino, anche se la cultura della house si respira sempre nell’aria”.
Stai lavorando a nuovi singoli?
“Sì, nell’ultimo periodo sto praticamente vivendo in studio e sono sempre a lavoro su nuove idee, produzioni personali, ghost-produzioni, servizi di mixing e di mastering”.
Pais è un soprannome?
“No, è il mio cognome. Nessuno, neanche tra i miei migliori amici, mi ha mai chiamato per nome; in più è rapido, corto e facile da ricordare, per cui ho pensato fosse ottimo come nome d’arte”.
Con chi collabori a livello di produzione, in studio?
“Collaboro molto con il team di Strakton Records, che ritengo ormai la mia seconda famiglia. Quasi ogni giorno ci ritroviamo per sessioni di studio e condivisioni di nuove idee per cercare di fare sempre meglio il nostro lavoro, salire di livello e migliorarci costantemente. Inoltre produco molto anche per terzi, lavorando per lo studio 7eventh”.
Come e quanto contamini la tua musica?
“Ogni volta che lavoro a un progetto penso sempre a cosa potrei fare di diverso da quello che è già stato fatto. Cerco sempre di inserire elementi che siano il più possibile distanti dal genere o dal tipo di traccia a cui sto lavorando, ma che comunque risultino in armonia con il contesto”.
Ti interessi anche di altri generi?
“Decisamente. Ultimamente sto orientando le mie produzioni a un genere più vicino alla future bass. Ascolto tanta musica elettronica mischiata al funk, soul e R&B: mi piace quel genere dell’elettronica che può servire sia a creare una certa atmosfera, sia a darti la carica, renderti di buon umore e farti ballare”.
Come ti sei avvicinato al mondo della produzione?
“Un po’ come tutti: casualmente. Ho seguito corsi di batteria e chitarra da bambino, e ho iniziato a fare qualcosa con il computer dall’età di 15 anni. Con la mia prima uscita su Strakton Records ho iniziato a fare le cose seriamente, soprattutto grazie al team Strakton di Kay e Joseph che mi hanno insegnato davvero tanto sul mondo della produzione”.
Pensi che il tuo stile venga sufficientemente considerato in Italia?
“Per quanto riguarda la house, sufficientemente è la parola giusta. Non è il genere che va per la maggiore, ma non è nemmeno disprezzato: in ogni caso la gente va in discoteca a ballare house. Per quanto riguarda lo stile relativo alla future bass, purtroppo no: la sufficienza non è raggiunta”.
Dove ti troveremo da giugno in poi? In che live, in che show?
“Da giugno mi troverete sempre e comunque in studio. Non sono un tipo da Live: preferisco la produzione all’esibizione. Anche se comunque mi è stata confermata una data: la serata di chiusura del party urban di Richbitch all’Hï Ibiza”.
Come immagini il suono dei club dei prossimi anni?
“Secondo me il mondo latino ha ancora parecchio potenziale da liberare, ma ha bisogno di nuove sperimentazioni per evitare di cadere nella monotonia; inoltre penso che l’House-Music sia un genere che non morirà mai. In generale sto notando una maggiore pulizia di suono e semplicità nell’esperienza di ascolto che mi piace molto. Credo che sentiremo tracce sempre più pulite e semplici, che daranno modo di far amare l’elettronica anche a chi oggi è ancora indeciso su cosa pensarne”.
Hai mai pensato a lavorare a un tuo album?
“No, non credo sia ancora il momento di lavorare a un mio album personale”.
Con chi ti piacerebbe lavorare?
“A livello di produzione, mi piacerebbe molto lavorare con Diplo, Calvin Harris e Benny Blanco. A livello di performer, mi piacerebbe lavorare con Dua Lipa: il timbro della sua voce è veramente raro”.
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di Riccardo Sada