Shoah: INDIFFERENZA – VERGOGNA
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere
di Severa Bisceglia
Una delle pagine più vergognose che il genere umano abbia mai scritto. Per quanto mi riguarda, il bisogno di dirsi “quella persona è uguale a me” determina già una forma di razzismo perché pone nella mente, seppur in modo non conscio, l’interrogativo. Al di là del mio pensiero ci sono i fatti, ed è su questo che non deve mai calare il sipario, soprattutto oggi che serpeggia ancora in noi il verme del razzismo, qualsiasi forma abbia, religiosa, politica o razza, ma nella forma più subdola. Oggi il razzismo esiste, è in noi, ma si mimetizza nell’aspetto di persona rispettosa, di persona civile, ipocrisia nel nome di quel senso civico che dovrebbe distinguerci dall’Uomo di Neanderthal. La storia ci rende capaci di mettere in atto brutalità di cui nessuna bestia si macchierebbe mai. Tra il 1943 e il 1945 è la nostra bella Milano a macchiarsi di tanta brutalità. Dal binario 21 della Stazione Centrale sono partiti ben ventitré treni, originariamente destinati al trasporto postale e merci, con migliaia di persone. Ebrei e non solo. Si, il numero maggiore di vittime lo conta il popolo ebreo, ma verso Auschwitz ed altri campi di concentramento partirono anche tanti perseguitati come partigiani e dissidenti politici. Ecco, tanto basta. Ucciso solo perché ebreo oppure perché il suo pensiero politico è diverso dal mio. VERGOGNA.
Ideato tutto alla perfezione, tutto molto nascosto alle cosiddette persone per bene che non vedevano nulla, ma siamo sicuri che non abbiano mai intuito quanto accadeva nell’interrato della Stazione Centrale? Quell’aria così nascosta consentiva all’esercito di agire in modo vigliacco con tutte le partenze umane verso i macelli. I prigionieri venivano costretti a salire su quei maledetti vagoni, alcuni salivano con l’inganno di un trasferimento che avrebbe portato loro lavoro e benessere. Quanto accadeva al Binario 21, ho personalmente partecipato, con una guida molto preparata, al tour dell’orrore nei giorni scorsi, era studiato nei minimi dettagli. Un montacarichi, una volta stipati i nostri fratelli, nonni e genitori, portava i vagoni al binario all’aria aperta al primo piano che tutti noi conosciamo. Una volta agganciati i vagoni al locomotore, il treno della vergogna partiva carico di uomini, donne e bambini, vecchi, giovani e malati. Il provvedimento di annientamento degli ebrei era stato disposto, nel 1943, dal governo nazista ma a scrivere questa pagina nella storia è stato l’uomo. Si, quell’uomo che in altri casi ha, invece, messo in pericolo la propria vita per salvare quella di alcuni deportati. Se tutti avessero agito così, oggi si conterebbe perlomeno un numero decisamente inferiore di vittime. Stranamente, mentre il carcere di San Vittore, sempre a Milano, si svuotava, nessuno si accorgeva di nulla. Partivano “dall’inconsapevole” Milano, ma anche a Bolzano, Verona e Fossoli, in Emilia Romagna, la gente non ha mai stranamente visto o compreso nulla. Difficile ricostruire il numero esatto dei deportati partiti dal Binario 21, ma se consideriamo il più disumano, non che gli altri lo fossero meno, dei viaggi, quello partito il 30 gennaio del ’44, con i vagoni a pieno carico, 605 cittadini italiani di famiglia ebrea stipati con destinazione Auschwitz-Birkenau, 477 di loro vennero uccisi nelle camere a gas. Gli altri 128 vennero immessi nel campo di concentramento. Di questi sopravvissero 14 uomini e 8 donne. Tra loro c’era anche Liliana Segre, che il 19 gennaio 2018, in occasione del settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali, è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Mattarella.
Per “sentire” uno dei momenti più vergognosi di cui ci siamo macchiati, è stato creato, nello stesso ambiente che ha ospitato “le scene del crimine” il Memoriale, inaugurato nel 2013. Per la sua progettazione e direzione è stata creata una Fondazione apposita, che ha deciso di lasciare intatti alcuni degli elementi originali. L’area ospita anche un Muro dei Nomi, che riporta l’identità di tutti i “passeggeri” conosciuti, una biblioteca, un auditorium e altri spazi. Il Memoriale non è un museo ma il luogo in cui tutto è realmente accaduto e, se chiudete gli occhi in solitaria in uno dei vagoni, dove riuscirete ancora a vedere le scene disumane oltre a sentirne le voci.
“Nella tradizione ebraica l’ordine di ricordare è categorico” – Ente nazionale per la Memoria della Shoah d’Israele -.