0-0 a Udine
Un punto senza infamia e senza onore
di Giovanni Labanca
Ci risiamo. L’Inter, compiuta l’impresa contro la Juve, è tornata a recitare la parte della squadra che, quando squadra sembrava diventata, miseramente si scorda delle belle cose fatte la settimana prima e ripiomba nella mediocrità. Tutti erano convinti che ad Udine la marcia sulla buona strada fosse stata, finalmente, intrapresa, anche in vista dei prossimi impegni di Coppa Italia TIM, che la porteranno di fronte al Milan ed, eventualmente, alla Juve e Napoli. È tornata, inopinatamente, ad essere la Diogene del campionato, alla eterna ricerca di se stessa, senza mai più ritrovarsi. Ci impiegherà tutto il resto del campionato? Quando il Milan avrà superato lo shock della batosta presa dai nerazzurri della Dea o quando la Juve, prima o poi, te la vedrai alle spalle per superarti e puntare allo scudetto. Conti c’entra di nuovo e stavolta fino al collo, perché è presto detto, ha portato nella piovosa e fredda Udine una squadra deconcentrata, pure con le punte spuntate e la fanteria di supporto in ordine sparso e senza baionetta innestata. Un tecnico normale, non alla Herrera, si intende, sulle ali dell’entusiasmo, avrebbe saputo mantenere sempre costante la pressione agonistica, con un lavoro mentale che sappia fare di undici ragazzi una amalgamata compagine dai nervi tesi, sempre pronta a dettare la sua legge nei campi avversi e pure di media o bassa entità. L’Udinese sarebbe stato il bocconcino dolce con cui festeggiare, anche se platonico, il titolo d’inverno. Questo non ti autorizza a farti attaccare il tricolore sul petto, ma almeno a farti respirare un’aria diversa da quella padana, di alta montagna, che è molto più salubre. Randez-vous mancato, visto che i cugini, ma si chiamano ancora così, da favoriti per il gioco continuo, hanno avuto lo smacco più sonoro, finora, e pure a San Siro, nonostante la spavalderia di Ibrahimovic, che alla sua età è capace di vestire i panni del trascinatore.
La pagella data alla squadra sa di rassegnazione tra i duri tifosi bauscia, che non sanno cosa fare per meritarsi lo squadrone che sognano e che, invece, anche quest’anno dovranno sperarlo per l’annata che viene, se ci sarà ancora l’ombra cinese sulla Madonnina. Si è parlato tanto e se ne parlerà ancora degli strani movimenti per raddrizzare bilanci storti, di nuovi soci, di triumvirato e di imperatori. Staremo a vedere, senza mai dimenticare quello che hanno fatto i padroni sino a questo momento. Bisogna essere grati a questi signori che erano sbarcati a Milano con speranze diverse, prospettive più floride. Stanno raccogliendo solo misere briciole, mentre le coppe alate prendono altre vie del cielo. In settimana il quadro si farà più chiaro e ne capiremo qualcosa, senza bisogno di leggere le solite zazzaronate.
Udinese-Inter ha visto all’opera un arbitro ritenuto inadatto, sempre lui, il napoletano Maresca che, dicono, ce l’abbia a morte con l’Inter. È da dimostrare, perché il suo operato non è stato la causa del pareggio e della brutta figura dell’Inter, brutta figura che, invece, ha fatto mister Antoniuccio Conte, tanto da essere espulso. Un degno allenatore deve saper tenere i nervi saldi, fino all’ultimo secondo e, piuttosto che lamentarsi, dovrebbe recitare cinque atti di dolore e cinque “mea culpa”, quelle preghiere che i preti davano dopo la confessione a noi discoletti.