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Coppa Italia: Juventus-Inter 0-0

Un pari di dignità. Juve in finale

Coppa Italia: Juventus-Inter 0-0

Un pari di dignità. Juve in finale

di Giovanni Labanca

Tutti abbiamo sperata nel  miracolo, in pochi ne erano convinti che succedesse. L’Inter non perde, ma neanche vince e dice addio alla Coppa Italia, penultima speranza di un una stagione da giudicare , almeno fino a questo, fallimentare. Rimane lo scudetto,ma, con tutti i pretendenti che vi si aggirano attorno, le probabilità di riuscire a portarlo sul petto nerazzurro vanno divise almeno per tre ,se pensiamo che ci sono Milan e Juve che faranno di tutto per contenderselo fino alla fine. Mettiamoci anche la Juve, che  prima o poi tornerà tra le prime a recitare il ruolo, che da sempre ha avuto sulla scena del campionato.

Un pari di dignità
Un pari di dignità

I nerazzurri ce l’hanno messa tutta, ma hanno pagato i gravi errori si San Siro e già sapevano che sarebbe stata dura a Torino. Qui la squadra di casa non ha calcato neanche la mano, limitandosi a contenere quelle che avrebbero dovuto essere vere e proprie sfuriate nerazzurre, ma, fatta eccezione di Hakimi, Lautaro e Lukaku non hanno impensierito più di tanto il veterano Buffon, fatta eccezione di un paio di occasioni. Conte non ci ha messo poi tanto a capire che si trattava di scalare l’Everest ,in una normale serata di mezzo inverno. I pensieri che hanno affollato la sua testa li abbiamo letti uno per uno, come se fossimo davanti a dei labiali. Cresce, in questo modo, il malcontento in Società,la quale si rende conto di aver raccolto assai poco, rispetto a quanto seminato e a quanto ancora deve seminare. I giocatori sono tutti da elogiare, ma a loro non si poteva chiedere di più. Dobbiamo chiederglielo per il prosieguo della stagione per dare il massimo  di quello che hanno in corpo,per l’unico traguardo rimasto. Bravi e meno bravi devono fare un bell’esame di coscienza. Il popolo nerazzurro è capace ancora di perdonare, abituato com’è ad anni di astinenza. Siamo invecchiati per rivedere la Coppa dei Campioni e non vorremmo invecchiare ancora di più prima di sventolare il tricolore in piazza Duomo. Vorremmo dare un’occhiata alla società, ma i gratta capi lasciamoli al povero Steven Zhang, che ci è abituato a questo genere di cose. A Torino, l’Inter ha deposto le armi delle illusioni continue, delle incertezze e delle speranze ed è rimasta con il cerino in mano. Chi lo prenderà avrà, adesso, si scotterà parecchio e dovrà avere tanto, tanto coraggio.

Il tempo per risorgere c’è, ma bisognerà vedere a quali condizioni e, così, mentre si parla di San Siro nuovo e di quello vecchio, che resterà al  suo posto per altri cento anni, un altro anno della storia  dell’Inter se ne è andato in gloria, scalfendo il blasone della Beneamata di un altro tocco. Brutto segno.