Le nuove sinfonie del maestro Moby
Il folletto newyorkese annunciato “Reprise”, un album in uscita su Deutsche Grammophon e dal quale è tratta una versione speciale di “Porcelain”. In attesa dei live, per l’artista c’è anche un docufilm sul (piccolo e) grande schermo
di Riccardo Sada
Brani rivisitati e tra i più rappresentativi. Una carriera trentennale. Un lavoro tutto nuovo. Ospiti speciali. Rivedere le proprie hit, come “Porcelain”, non deve essere stato facile per Moby e per la combriccola composta da Kris Kristofferson, Gregory Porter, Amythst Kiah, Skylar Grey, Mark Lanegan e la Budapest Art Orchestra. In attesa dell‘album ‘Reprise’, in uscita il 28 di questo mese sulla mitica Deutsche Grammophon (Universal Music Group), l’artista ripercorre e reinventa i momenti salienti della sua storia insieme a un collettivo inedito, tra acustica e sinfonica. “Scusate se questo sembra ovvio ma per me lo scopo principale della musica è comunicare emozioni. Voglio solo condividere alcuni aspetti della condizione umana con chiunque stia ascoltando. Desideravo ardentemente la semplicità e la vulnerabilità che puoi ottenere con la musica acustica o classica”, dice Moby.
Negli ultimi 10 anni Moby ha mostrato interesse per la filantropia. “Deriva dall’essere cresciuto da hippy, da non materialista. Essere coinvolto nel punk rock quando ero al liceo mi ha cambiato e all’inizio degli anni 2000 sono andato all’estremo opposto del tentativo di essere una rock star materialista davvero brava. Ho traslocato in alcuni appartamenti e case inutilmente esagerati e avevo un assistente il cui lavoro era esclusivamente l’organizzare feste. Più tempo, denaro ed energia spendevo cercando di impressionare le persone e meno ero felice. Era semplice empirismo emotivo. Essere un materialista non rende felici”.
Moby al cinema
Moby è protagonista anche di un qualcosa che sta a metà tra un film e un documentario, “Moby Doc”, diretto e montato da Rob Bralver e distribuito da Greenwich Entertainment nelle sale statunitensi e sulle piattaforme digitali il 28 maggio. Un lungometraggio biografico surrealista narrato dall’artista stesso mentre riflette sulla sua turbolenta vita personale e sulla sua musica, guardando indietro a ciò che lo ha portato dalla partecipazione a band punk underground, difficoltà della dipendenza sino all’attivismo vegano. Il film contiene interviste con David Lynch e David Bowie, insieme a straordinari filmati di concerti, utilizzando una miscela unica di rievocazioni, testimonianze e filmati d’archivio.
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