La preoccupante crisi in India e le possibili ripercussioni globali
di Marjlja Bisceglia
Una devastante seconda ondata di Covid-19 ha colpito l’India, vedendo ospedali intasati dal numero di arrivi e in carenza di posti letto, ossigeno, e medicine. Le foto e i video della crisi in India hanno ormai fatto il giro del mondo. Nonostante i recenti aiuti da parte
dell’Unione Europea e Stati Uniti, che hanno recentemente inviato materiale medico e vaccini, i casi di contagio e il numero di morti continuano ad aumentare. Il Paese è infatti diventando uno dei luoghi che registra il numero più alto di contagi e morti giornalieri. La causa di questa situazione fuori controllo è da attribuirsi a più fattori. Uno dei principali problemi identificati sarebbe la presenza di una nuova variante del virus chiamata B.1.617, questa variante è definita da molti ricercatori come altamente trasmettibile. Sono però in molti a vedere come fattore principale l’abbandono delle distanze di sicurezze e dell’uso di mascherine. È infatti proprio il Primo Ministro del paese, Narendra Modi, ad aver organizzato diversi raduni politici partecipati da migliaia di persone, spesso senza mascherine. Il leader è inoltre aspramente criticato per la gestione disastrosa della crisi, dando poca importanza alla campagna vaccinale e focalizzandosi maggiormente sul suo consenso elettorale. Accusato quindi di aver favorito i contagi con un atteggiamento superficiale. Solo il 10% dell’intera popolazione avrebbe infatti ricevuto la prima dose di vaccino. Il Paese ha anche barriere strutturali alla corretta gestione della crisi, avendo un’alta densità di popolazione, che nella sua totalità supera il miliardo. Infine, vi è una scarsa informazione sui reali dati relativi alle morti causate da Covid-19. Secondo le ultime stime, sono più di 3000 le morti giornaliere, definite da molti “cifre estremamente sottostimate”. Tutti questi elementi hanno portato ad una epidemia che ha intasato gli ospedali, non in grado di gestire i posti letto, e con vittime difficilmente identificate. La crisi in India è un problema che diventa un rischio per tutti i Paesi del mondo. La prima lezione insegnata dalla recente pandemia è infatti l’impossibilità di mantenere un controllo che non sia a livello globale. Il virus non rispetta confini e nazionalità, e richiede uno sforzo comune. Nonostante le restrizioni ai viaggi, i test, le quarantene preventive, contenere la propagazione del virus è estremamente difficile. Un volo recente da New Delhi a Hong Kong ha visto 50 passeggeri testati positivi. Con una pandemia che non mostra segni di rallentamento, e una gestione frammentaria della crisi, la situazione dell’India ci ricorda di quanto sia importante non lasciare nessuno Stato indietro. Solo uno sforzo comune e globale può infatti farci sperare in un futuro migliore.